MilanLive.it ha intervistato il giornalista Matteo Fontana per parlare di Hellas Verona-Milan, prossima partita del campionato Serie A 2019/2020.
Archiviata la pausa per le nazionali, torna il campionato di Serie A e il Milan domenica sera va di scena al Marcantonio Bentegodi contro l’Hellas Verona. Un impegno non proibitivo, ma assolutamente da non sottovalutare.
Dopo le prime due giornate la squadra di Marco Giampaolo ha 3 punti, contro i 4 di quella di Ivan Juric. Sconfitti a Udine, i rossoneri si sono riscattati a San Siro contro il Brescia e ora cercano i 3 punti in Veneto. Vincere è fondamentale, anche perché nella prossima giornata ci sarà il derby contro l’Inter. Vietati passi falsi.
Verso Hellas Verona-Milan: MilanLive intervista Matteo Fontana
Alla vigilia di Hellas Verona-Milan noi di MilanLive.it abbiamo intervistato il giornalista Matteo Fontana: redattore di Hellas1903.it, collaboratore del Corriere di Verona e corrispondente della Gazzetta dello Sport.
Che Hellas hai visto nelle prime due giornate e cosa dobbiamo attenderci domenica?
«La squadra ha sorpreso per come ha saputo interpretare le prime gare, considerando che era ancora in costruzione e con il mercato aperto. Il percorso di lavoro sembrava lungo e complicato, ma abbiamo visto che certi meccanismi si sono attivati subito. Si è vista un’impronta forte da parte di Juric. La squadra è apparsa molto compatta difensivamente e ha saputo essere pungente in fase offensiva. Mancava un centravanti puro, visto che Di Carmine era out e Pazzini deve raggiungere la migliore condizione. Comunque sembra un Verona già con un’identità, la partita col Milan dovrà dare indicazioni ulteriori. Se giocherà come col Lecce, potrà mettere in difficoltà i rossoneri».
Il Milan cosa deve temere maggiormente dell’Hellas?
«L’aggressività, il temperamento, l’organizzazione di gioco e l’essere squadra del Verona. Se dovesse esserci un Milan troppo slegato e condizionato dalle lune dei singoli, potrebbe rischiare. Se saprà essere organizzato, poi lo spessore tecnico dei giocatori rossoneri potrà fare la differenza. Comunque l’Hellas può creare dei grattacapi se confermerà di essere un collettivo vero, come visto nelle prime due giornate».
Cosa ha portato un allenatore come Juric al gruppo?
«La chiarezza delle idee innanzitutto e un profilo molto preciso della squadra, a partire dalla difesa a tre. Lui si ispira a Gasperini. Il Verona può giocare in maniera offensiva riuscendo a mantenere un ottimo bilanciamento tattico. I due trequartisti a supporto della prima punta possono gettarsi negli spazi e sanno pure abbassarsi per offrire copertura a centrocampo. Juric ha portato grande agonismo, ma anche un possesso palla molto fluido e orientato verso la profondità, dunque gioco verticale. Il lavoro svolto ha dato dei risultati, però ovviamente siamo solamente a inizio stagione e serve continuità».
Che impressione ti ha fatto il Milan di Giampaolo finora?
«Io ho visto la partita col Brescia e avrebbe potuto vincere più largamente, ma ha anche rischiato qualcosa. Con l’Udinese so che non ha calciato in porta, invece. Comunque ritengo che il Milan sia una squadra con notevoli qualità tecniche nei singoli e nelle soluzioni che ha. Ci sono giocatori come Suso, Paquetà e Calhanoglu… Però penso che ci siano ancora dei meccanismi che non funzionano. C’è grande potenziale, anche se non vedo lo spessore necessario per stare in altissima classifica. Il progetto tecnico deve decollare, Giampaolo è un allenatore preparato ed esteta del calcio. Le sue squadre rubano l’occhio quando vanno a regime. Se per il Verona il match di domenica sarà indicativo sulla strada intrapresa, anche per il Milan sarà un test importante per vedere quanto vicino è all’applicare le idee tecnico-tattiche dell’allenatore».
L’ultimo acquisto estivo rossonero è stato Ante Rebic, giocatore che ha giocato per alcuni mesi nell’Hellas Verona nel 2016. Che ricordi hai di lui? E cosa pensi possa dare al Milan?
«Lui arrivò a Verona in un contesto da Titanic, visto che la squadra viaggiava verso la retrocessione, ci fu l’esonero di Mandorlini con l’arrivo di Delneri che cercò di raddrizzare una barca che aveva perso la rotta. Il debutto di Rebic contro la Roma all’Olimpico fece una buona impressione. Il giocatore aveva tecnica, forza fisica e progressione. Però l’annata fu sciagurata per l’Hellas e anche lui andò a perdersi. Comunque si notava che aveva delle potenzialità, anche se non mi aspettavo che potesse diventare ciò che è diventato. Nel suo ruolo lo considero molto decisivo dal punto di via sia tecnico che tattico, lo ha dimostrato anche al Mondiale 2018. E’ una grande arma che Giampaolo si trova e dovrà valorizzarlo. Sono curioso di vedere come giocherà in Serie A, visto che lo ritengo adatto soprattutto alla Bundesliga e alla Premier League. In Italia spesso la tattica prende il sopravvento e mi incuriosisce rivederlo a distanza di alcuni anni. Gli manca essere un po’ più redditizio in fase offensiva, ma penso che potrà dare molto al Milan se lui capirà cosa vuole Giampaolo e se l’allenatore saprà sfruttarlo al meglio».
Che formazione dovrebbe schierare Juric domenica sera?
«Penso che confermerà il modulo 3-4-2-1, non credo ci sarà una variazione. Davanti a Silvestri sicuri Rrhamani e Kumbulla, mentre l’altro posto è conteso da Gunter e Bocchetti. A centrocampo certamente Faraoni a destra e Lazovic a sinistra, in mezzo una maglia sarà del capitano Veloso e sull’altra c’è ancora un dubbio. Potrebbe andare ad Henderson, se non dovesse essere spostato sulla trequarti, oppure ad Amrabat. Certo l’impiego di Zaccagni come trequartista, che può essere affiancato da Henderson oppure da uno tra Tutino e Verre. Come centravanti dovrebbe giocare Stepinski, l’ultimo arrivato».
Il Milan contro l’Hellas ha alcuni precedenti negativi in trasferta, non a caso si parla di “Fatal Verona” in relazione a due sconfitte che costarono care ai rossoneri in passato. Che ricordi hai della partita del 1990 che fermò la corsa Scudetto del Diavolo allora guidato da Sacchi?
«Fu un match incredibile, ero un ragazzino ed ero al Bentegodi. Da tifoso fu qualcosa di straordinario, quasi cinematografico. Quel Verona era stato costruito dal nulla in estate, c’erano giocatori dati per finiti e altri giovani. Invece il Milan era un top club mondiale, ma arrivò a quella gara molto stanco sia nelle gambe che nella testa. Un po’ come era accaduto nel 1973, quando perse 5-3 dopo essere stato reduce dalla vittoria in Coppa delle Coppe contro il Leeds. Invece nel 1990 arrivava dal successo in semifinale di Coppa Campioni contro il Bayern Monaco. Era un Milan molto nervoso e quando non trovò la chiave per chiudere la partita si perse nel nervosismo. Il cattivo esempio lo diede innanzitutto Sacchi, che si fece espellere per primo. Perso il comandante, i rossoneri persero anche la testa. Quella partita rimane nella storia. Un brutto ricordo per il Milan e agrodolce per l’Hellas, visto che nella giornata seguente perse contro il Cesena lo scontro diretto e retrocedette comunque. Però rimane l’alone dell’impresa su quella partita».
Che pronostico ti senti di fare per Hellas Verona-Milan di domenica?
«Difficile fare un pronostico. Dico che in questi casi se c’è una squadra con uno spessore superiore come lo è il Milan, per l’altra le chance di ottenere un risultato positivo passano dalla cattiva giornata della big di turno. Se il Milan dovesse fare il Milan, per il Verona sarebbe difficile pensare di ottenere almeno un punto. Se i rossoneri dovessero ripetere una prestazione come quella di Udine, allora per l’Hellas potrebbero esserci delle chance. Ovviamente starà anche alla squadra di Juric saper sfruttare le occasioni. I gialloblu dovranno essere aggressivi da subito».