Nella formazione titolare del Milan, Suso è il più “anziano”. Il resto è tutta sotto i 25 anni. Il progetto Elliott Management e Gazidis ha ormai preso forma.
Questo Milan è costruito per guardare al futuro, così come aveva predetto Ivan Gazidis a inizio giugno. L’obiettivo della società era ed è costruire una squadra giovane. E ci sta riuscendo benissimo.
Una possibile formazione titolare, con gli elementi ad oggi presenti in rosa, è tutta sotto i 25 anni, a parte Jesus Suso che li ha già compiuti. Rafael Leao (20) è il più giovane, seguito ovviamente da Gianluigi Donnarumma (20): entrambi sono del ’99. In difesa: Calabria (22), Duarte (23), Romagnoli (24) e Theo Hernandez (21).
Stesso discorso anche per il centrocampo: Kessie (22), Bennacer (21) e Paquetà (21). Un trittico davvero molto interessante sia per prospettive future che per il valore attuale. Arriviamo al trequartista, il più “anziano” della rosa: Suso (25). Infine l’attacco: al fianco di Leao c’è Krzysztof Piatek (24).
In panchina c’è il giusto mix: Musacchio, Biglia, Borini, Reina e Strinic rappresentano le alternative di maggior esperienza (e siamo certi che Marco Giampaolo ne farà buon uso), il resto continuano a rimanere sotto la soglia dei 25-26 anni.
Giovani ma non inesperti
Se da un lato questo è un aspetto positivo, dall’altro c’è il solito discorso legato all’inesperienza. Un pensiero legittimo ma in realtà parliamo di ragazzi che, nonostante la giovane età, hanno già dei percorsi importanti alle spalle.
Donnarumma è il classico finto giovane perché è il portiere titolare del Milan da tre anni. Anche Calabria ha già qualche anno alle spalle, così come Romagnoli, capitano in erba, ormai una sorta di veterano. Duarte deve adattarsi così come Theo Hernandez, ma il francese, a soli 21 anni, è l’unico in formazione a contare almeno una presenza in Champions League (e l’ha anche vinta col Real Madrid, tra l’altro).
Kessie gioca in Serie A già da diversi anni (due di questi col Milan), Bennacer ha un’avventura con l’Arsenal e si è già perfettamente adattato al campionato italiano sui campi di Serie A e Serie B. Paquetà è in Italia da soli sei mesi ma è reduce da una Copa America vinta col Brasile: anche lui, giovane sì, ma le esperienze non gli mancano.
Suso gioca per il Milan da molto tempo e non ha bisogno di altri tempi di adattamento (se non quelli riferiti al nuovo ruolo). Su Leao il discorso può starci ma anche lui ha alle spalle un anno importante al Lille (in campionato ha chiuso al secondo posto). E su Piatek… 30 gol al suo primo anno in Italia, non c’è bisogno di aggiungere altro.
Gazzetta – Suso e Correa: adesso il Milan raddoppia