Abate ha detto addio al Milan, ma continuerà a seguirlo ed è sicuro che tornerà in alto. Per il futuro il sogno di tornare come dirigente rossonero.
Dieci anni trascorsi nella Prima Squadra del Milan, dopo la trafila nel settore giovanile e alcune esperienze in prestito, per Ignazio Abate. L’unico superstite rimasto del gruppo che vinse l’ultimo Scudetto nella stagione 2010/2011.
Adesso il terzino destro classe 1986 è svincolato, dato che il suo contratto non è stato rinnovato. L’addio a San Siro nella partita contro il Frosinone ha commosso tutti. Non è stato un giocatore sempre apprezzato per le sue prestazioni in campo, bisogna essere onesti, ma dal punto di vista della professionalità e dell’attaccamento alla maglia non gli si può dire nulla. E nell’ultima annata è stato bravo ad adattarsi all’inedito ruolo di difensore centrale. In molti volevano la sua permanenza, ma il club ha scelto diversamente.
Abate parla del Milan: tra passato, presente e futuro
Abate ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport e gli è stato chiesto che Milan lascia dopo 10 anni e oltre 300 partite giocate: «Un Milan che ha tutte le componenti per ambire a traguardi più importanti. C’è una base solida, una rosa con qualità tecniche e morali. Vedo un futuro roseo, anche se per competere servono due-tre innesti mirati. Sono d’accordo con quello che diceva Gattuso. Okay i giovani, ma serve anche gente di esperienza e spessore. Non è più il momento di affidarsi alle scommesse».
Ignazio avrebbe voluto concludere la propria carriera in maglia rossonera, ma Leonardo a inizio stagione gli ha comunicato che il contratto non gli sarebbe stato rinnovato: «Diciamo che il mio sogno era chiudere in rossonero, ma la vita va avanti. Ho affrontato l’argomento con Leonardo a ottobre e lui è stato assolutamente onesto con me, mi ha parlato chiaro e quindi sapevo già molto presto la strada che mi aspettava».
Il terzino destro campano ha avuto modo di parlare anche di Gennaro Gattuso, allenatore che ritiene essere migliorato in mezzo alle tante difficoltà attraversate: «Mi spiace che se ne sia andato, ma a fine stagione l’ho visto davvero stremato. Ha dato il mille per cento, ci ha portato a un passo dalla Champions, ha plasmato un gruppo vero in cui tutti lo seguivano. Magari i programmi del club non rispecchiavano le sue idee».
Abate ha vissuto il “Milan cinese” con Yonghong Li come presidente, dopo che Silvio Berlusconi decise di vendere il club. Non ricorda positivamente quel periodo: «Restai incredulo quando andò via Berlusconi. Credevo non sarebbe mai successo. La cosa più brutta della gestione cinese era sentirsi estranei in “casa propria”. Pensai anche di andarmene. Non esisteva più nulla di quanto conoscevo al Milan, era tutto stravolto».
Non nasconde il desiderio per il futuro, appena si sarà ritirato come giocatore, di fare ritorno nel club rossonero con un ruolo dirigenziale: «Solo un folle direbbe di no. Ma prima, come dice Rino, bisogna mangiarne di pagnotte. Più che sul campo mi vedo dietro la scrivania, magari come d.s.». Ora Ignazio attende un progetto, in Italia o all’estero, che lo convinca.
Redazione MilanLive.it