News Milan: Paolo Maldini racconta la sua prima stagione da dirigente.
Ci sono voluti nove anni per rivedere Paolo Maldini al Milan. Dopo l’addio da calciatore nel maggio 2009, nell’estate 2018 il suo rientro nel club come dirigente. Il cambio di proprietà e l’ingaggio di Leonardo, suo amico, lo hanno riportato a casa.
Nel ruolo di direttore sviluppo strategico area sport ha seguito trattative di calciomercato, rinnovi di contratto e la squadra sia in allenamento che nelle partite. Un impiego a tutto tondo nell’area sportiva in condivisione proprio con Leonardo. La sua prima esperienza da dirigente, dunque anche la necessità di imparare in una posizione nuova per lui. La sua permanenza è ancora incerta, ma Ivan Gazidis spera di averlo convinto a restare. La decisione della leggenda rossonera arriverà entro il weekend.
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News Milan, Maldini commenta la sua esperienza da dirigente
Maldini ha rilasciato un’intervista a Rolling Stone e ha avuto modo di fare un resoconto della sua prima stagione manageriale al Milan: «Diciamo che questi nove anni di pausa me li hanno fatti pagare tutti (ride). Sarà che io so affrontare il lavoro – e ne ho fatti solo due nella mia vita, prima il calciatore e ora il dirigente – solo così, ma devo dire che ho trovato questa esperienza molto impegnativa. Decisamente di più rispetto alla carriera da atleta. Quando giocavo, finiti gli allenamenti avevo tempo per stare con la mia famiglia. Il dirigente, invece, non stacca mai con la testa. E il telefono suona in ogni momento».
C’è voluto del tempo per rivederlo al Milan, anche perché Paolo voleva tornare solamente a determinate condizioni. Desiderava un progetto serio nel quale essere coinvolto con un incarico di responsabilità e non come bandiera di mera rappresentanza: «Diciamo che stare in ufficio non è mai stato l’obiettivo della mia vita – spiega -. Tornare a Milanello e partecipare alla vita della squadra, invece, è stato molto bello».
In seguito Maldini è stato interpellato su come siano andate le cose con i tifosi, che tanto lo hanno atteso in questi anni: «Io credo che quello che uno ha fatto sul campo rimanga sempre, soprattutto in un posto in cui vige un forte senso di appartenenza come il Milan. E questo mi ha aiutato. Però il tifoso si aspetta sempre di tornare ai fasti di un tempo, è esigente per definizione. E poi non è che un buon calciatore sia automaticamente un buon dirigente».
La tecnologia ha ormai immerso il mondo, compreso quello del calcio. Paolo, testimonial di DAZN, ha raccontato un aneddoto capitato nel corso di questa stagione: «Una volta, però, quest’anno mi sono arrabbiato, perché a un’ora e mezza da una partita del Milan ho trovato quattro nostri giocatori che guardavano il Superclasico River-Boca sul telefono. Su Dazn, per altro (ride). Non bisogna farsi “invadere” dalla tecnologia».
Redazione MilanLive.it