NEWS MILAN – Arrigo Sacchi è uno degli allenatori che può dire di aver fatto la storia del calcio. Con il suo Milan fece qualcosa di grandioso tra la fine degli anni Ottanta e inizio Novanta. Tante vittorie e anche un gioco che è rimasto impresso nella mente di molti.
Per la presentazione del suo ultimo libro ‘La coppa degli immortali’ è stato ospite da Fabio Fazio nella trasmissione ‘Che Tempo Che Fa’ su Rai 1. L’ex allenatore ha parlato dei suoi metodi, anche comunicativi, coi calciatori rossoneri: «Scrivevo tutto perché non mi fidavo della mia memoria e poi leggevo le cose ai giocatori. Io pensavo di avere a che fare con persone intelligenti e lo erano. C’era uno scambio con loro, quando proponevo qualcosa loro me la ridavano migliorata. Allora io cercavo di dare ancora altro. Ho sempre pensato che il calcio non si facesse coi piedi, ma con l’intelligenza».
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Sacchi ha confermato un retroscena sull’arrivo di Carlo Ancelotti al Milan, giocatore che Silvio Berlusconi non era affatto convinto di acquistare ai tempi: «Aveva il 20% di inabilità in un ginocchio, con tre menischi e un crociato rotti. Però era uno intelligente, generoso e pieno di entusiasmo. Berlusconi era dubbioso, anche perché a Roma dicevano che era una sola. Galliani lavorò nell’ombra e venerdì notte all’una mi disse che dovevo convincere Berlusconi, perché con la Roma aveva concluso. Sabato avrebbe chiuso il mercato. Io lo chiamai subito e gli dissi di prendermelo perché avremmo vinto il campionato con lui. Stette zitto un secondo e poi acconsentì, il mattino dopo lo andarono a prendere e firmò. Fu un grande protagonista della nostra cavalcata Scudetto».
Il mister di Fusignano racconta che la vittoria della Coppa dei Campioni 1989 contro la Steaua Bucarest gli diede una sensazione unica: «Dopo ogni partita avevo l’abitudine di uscire dalla porta secondaria e tornarmene a Fusignano, perché pensavo che prima o poi mi ci avrebbero mandato. Dopo quella vittoria presi l’auto e andai a casa, mi svegliai la mattina in un modo che non mi ricapitò mai più. Con un sapore dolce in bocca. Auguro a tutti di poter provare questa situazione».
Una partita che viene molto ricordata è quella contro la Stella Rossa a Belgrado, quando sullo stadio Marakana calò una fitta nebbia che costrinse poi l’arbitro a rinviare l’incontro mentre il Milan perdeva 1-0. Sacchi ricorda: «Ho chiesto a Virdis cosa ci facesse nello spogliatoio e mi disse che era stato espulso, non l’avevo visto. Quella fu una delle partite più difficili per noi. Dopo l’1-1 in casa, alcuni giocatori pensavano che fossimo fuori. Mi inventai che mi aveva chiamato Berlusconi dicendomi che non aveva speso 100 miliardi per uscire al secondo turno. La paura è come un tarlo che si dilata ogni giorno di più. Fummo fortunati, visto che solitamente a Belgrado la nebbia non c’è mai».
L’ex tecnico rossonero spiega un altro aneddoto divertente sempre risalente alla stagione 1988-1989: «Quando vincemmo la Coppa dei Campioni andammo a festeggiare da Berlusconi, poi rientrando a casa in Corso Buenos Aires feci una U che non dovevo fare e un tifoso del Milan mi tamponò. Non ci facemmo niente, ma passò uno a dirmi scherzosamente che stavolta la nebbia non mi aveva salvato».
Confermato anche quanto successe per prendere Frank Rijkaard, con Ariedo Braida che dovette mettersi il contratto nelle mutande per fuggire dall’ira dei tifosi dello Sporting Lisbona: «Berlusconi non lo voleva e invece lui fu un giocatore grandioso. I tifosi dello Sporting Lisbona avevano sfondato la porta e picchiato i dirigenti. Galliani e Braida dovettero nascondere il contratto…».
Sacchi svela che andò da un astrologo quando il Milan acquistò Marco van Basten: «Mi disse che sarebbe stato spesso infortunato e purtroppo ha smesso di giocare a 28 anni».
Prima di vincere lo Scudetto 1988, il patron Silvio Berlusconi chiese ai giocatori di fare un mese di astinenza sessuale e Ruud Gullit non fu troppo d’accordo. Arrigo ricorda: «Io guardai subito Gullit, muoveva la testa e dissi a Berlusconi che Ruud voleva dire qualcosa. Si alzò dal lato della sua imponenza fisica e disse riusciva a correre altrimenti…».
Matteo Bellan