Diciamoci la verità: tutti per un periodo abbiamo pensato che Gennaro Gattuso potesse farcela. Lo abbiamo sperato, lo abbiamo sognato. Proprio lui, condottiero di mille battaglie in campo, nella storia del Milan anche dalla panchina.
“Quanto bello sarebbe vincere con Rino”, hanno detto più volte Leonardo e Maldini. E lo abbiamo pensato anche noi, tifosi, appassionati e addetti ai lavori. Invece Gattuso finirà nel calderone insieme ai suoi ex compagni: Seedorf, Inzaghi e Brocchi, poi anche Mihajlovic e Montella. Lo abbiamo elogiato, lo abbiamo criticato, ma soprattutto lo abbiamo difeso a spada tratta, contro tutti e tutto. Perché lo meritava. Non possiamo negare che la sua avventura qualcosa di buono ha lasciato: forse è il miglior allenatore del dopo Allegri e per diversi motivi. Dopo tutto, il Milan quest’anno lotta concretamente per tornare in Champions League – ci sono ancora delle possibilità – come non succedeva da almeno sei anni; la scorsa stagione è arrivato in finale di Coppa Italia, in questa si è fermato alle semifinali. La macchia resta l’Europa League: uscire ai gironi contro avversari abbordabilissimi è inaccettabile per un club con la storia europea del Diavolo.
Mai come stavolta ci abbiamo creduto davvero al quarto posto. E il Milan ha avuto anche l’occasione per metterci già mezzo piede: era il 17 marzo, a San Siro si giocava il derby. Quella partita avrebbe potuto segnare la svolta, in ogni senso. Invece la squadra ha fallito. E da lì in poi è iniziata la catastrofe. Cinque punti in sei partite (più l’uscita dalla Coppa Italia): il Frosinone, già retrocesso, ne ha fatti sei. Non c’è bisogno di dire altro. E le colpe di Gattuso sono tante, purtroppo.
Milan, gli errori di Gattuso
Rino si è dimostrato incapace di gestire gli strascichi psicologici del derby. In queste ultime sei gare, soltanto contro la Juventus si sono viste motivazioni e voglia – anche grazie alla gentile concessione dei bianconeri, distratti dal successivo impegno in Champions. Una volta svegliati, ci hanno messo poco a ribaltare. Ma a parte l’aspetto mentale, Gattuso ha fatto diversi errori anche a livello tattico e di uomini. L’ultimo, tenere fuori Piatek (l’unico in grado di segnare almeno due gol nel 2019) nella partita più importante dell’anno contro il Torino. Cutrone meritava di giocare, ma non al posto del polacco. Però gli errori non riguardano soltanto nelle scelte tecniche. Tanti, troppi i cambi di modulo: prima il 4-3-3, poi il 4-4-2, poi il 4-3-1-2 e il 3-4-3, poi di nuovo il 4-3-3. Con una costante: Jesus Suso.
Perché insistere con Suso?
Nei momenti difficili è sempre bene puntare sui calciatori di qualità. E su questo non possiamo che concordare con Gattuso. Lo spagnolo lo è sicuramente: spesso ha risolto partite complicate con assist o reti. Ma sono otto mesi che non riesce in nulla di quello che prova. Nulla. Se per Calhanoglu c’è la scusante dell’assenza di alternative – ah caro Jack, quanto sei mancato -, per l’ex Liverpool no, perché Samu Castillejo è apparso più volte brillante e soprattutto determinato. Anche Lucas Paquetà rappresenta una possibile soluzione. Ma non per Gattuso e il suo intoccabile Suso. Un’insistenza che non ha portato nessun risultato. E ora ne paga le conseguenze. E’ andato avanti a testa bassa con le sue idee, pur di fallire. Un qualcosa che gli fa onore. Ma il problema è: se l’errore è così lampante, perché perseverare fino allo sfinimento?
Arrivederci?
Eppure in tante cose ci aveva resi orgogliosi per la gestione di alcune difficili situazioni. Dal cambio di proprietà all’addio di Bonucci, dagli infortuni ai capricci di Higuaìn. Aveva tirato fuori tutto il suo milanismo, più di chiunque altro. Ed è per questo che oggi siamo due volte tristi: perché il Milan probabilmente non andrà in Champions e perché con Gattuso non ha funzionato. “Ah quanto sarebbe bello vincere con Gattuso”, un desiderio destinato a rimanere tale. No, non doveva andare così. In bocca al lupo, Rino.
Pasquale La Ragione – Redazione MilanLive.it