Milan-UEFA, diplomazia a lavoro. Il club: “Deferimento atto formale”

Casa Milan
Casa Milan (©Getty Images)

MILAN NEWS – Nel pieno della corsa Champions e del rush finale, si riapre ufficialmente il capitolo fair play finanziario per il Milan.

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Tuttavia, come riferisce l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, c’è una strana sovrapposizione da parte dell’UEFA. Quanto accaduto, ossia rimettere sotto osservazione nuovamente gli stessi numeri, resta infatti qualcosa di singolare: è come tornare in tribunale per ridiscutere dello stesso reato o, peggio ancora, temere due sanzioni per la stessa colpa. I conti per cui l’Uefa chiede nuovi approfondimenti sono sostanzialmente gli stessi, cioè quelli che vanno da luglio 2017 a giugno 2018 tra cui il mercato fece registrare un passivo di 126 milioni. Un periodo antecedente all’ingresso in scena di Elliott Management Corporation, la cui responsabilità va alla gestione di Mr Li.

Per la società comunque, non preoccupata e avvisata in anticipo di tale nota della UEFA, si tratta di “un atto dovuto”, un “passaggio obbligato”. Anche perché dalla sede di Nyon avevano già fatto sapere di aspettarsi conti in equilibrio solo nel giugno del 2021. Ecco perché si è sentita libera di operare e restare in passivo sia nell’ultimo mercato estivo, che nel gennaio scorso, preventivando 70 milioni di uscite per Lucas Paquetá e Krzysztof Piatek. E’ una concessione che l’organo europeo offre al Milan e alla sua proprietà, riconosciuta come solida: una sorta di ‘anno franco’ che potrebbe essere replicato in quello successivo. Ma non oltre il 2021, il limite massimo stabilito dalla precedente sentenza per chiudere in pareggio. Così è possibile che anche tra dodici mesi, sempre di questi tempi, il Milan riceva un provvedimento come quello di ieri. Non fosse un atto formale – sottolinea il quotidiano – si dovrebbe prevedere un processo, come succede in questi casi: una richiesta di Voluntary Agreement o di Settlement, ed eventualmente altri ricorsi, come il Milan ha già fatto nei mesi passati. Farlo una seconda volta per dibattere delle stesse infrazioni è impensabile.

Il Milan, invece, è ancora in causa proprio per quel primo processo. Il 27 giugno 2018, infatti, il club fu punito con l’esclusione dalle coppe europee per l’illecito dei tre anni dal 2014 al 2017. Un mese più tardi, grazie al ricorso al Tas, il Milan riottenne quell’Europa League conquistata sul campo e lo scorso dicembre è stata definita la nuova punizione per il triennio 2014/17: dodici milioni di euro di multa, lista Uefa limitata, e un anno fuori dall’Europa senza conti sani nel 2021. Una punizione che il club ha ritenuto ‘irragionevole’ e da lì il ritorno a Losanna. Il procedimento ora è in corso e il Milan attende ancora una sentenza: se il club la riterrà congrua, pagherà. Altrimenti è pronto ad andare avanti e appellarsi alla giustizia ordinaria. Resta una discussione a parte, ma che niente ha a che vedere con quanto comunicato ieri. Lo specifica l’Uefa: “Il deferimento non riguarda la decisione presa dalla Camera Arbitrale a dicembre 2018, relativa agli esercizi 2015, 2016 e 2017. Detta decisione è attualmente oggetto di appello al TAS”. La diplomazia è affidata ai legali rossoneri, a quelli di Elliott ma soprattutto Ivan Gazdis, Ad milanista rientrato dal consiglio direttivo dell’ECA dallo scorso marzo.

 

 

 

Redazione MilanLive.it

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