NEWS MILAN – La quiete dopo un accenno di tempesta. Patrick Cutrone non si tocca, nemmeno in prestito, e fortunatamente lo ha rimarcato anche lo stesso agente nelle ultime ore.
Milan-Cutrone, caso chiuso
Queste infatti le parole di Giovanni Branchini a La Gazzetta dello Sport che fanno tirare un sospiro di sollievo al Milan: “Patrick è assolutamente concentrato sul Milan, spera di poter dare il massimo contributo per la qualificazione in Champions e per la Coppa Italia. Sono obiettivi importanti e lui è consapevole della situazione. Rispetta le scelte di Gattuso e le qualità dei compagni. Sa benissimo che a questa è una stagione di crescita, la concorrenza è comunque stimolante. Soprattutto quando all’orizzonte ci sono grandi obiettivi. Quindi nessuno di noi ha mai minimamente pensato di fare le valigie. Sono false tutte quelle voci di accordi con altri club, in particolare quelli con il Torino. Ripeto, non solo non abbiamo mai parlato con nessuno, ma non sono in programma contatti neanche per il futuro”.
Caso chiuso. O meglio: rumors spazzati via. Perché sia chiaro: un vero caso non c’è mai stato. Amarezza e inevitabile insoddisfazione, questo sì. Perché i numeri sono sempre stati dalla sua parte, anche smisuratamente, eppure, ironia dell sorte, il talento di Como si è ritrovato di volta in volta punto e d’accapo. Ed è frustrante, tremendamente frustrante, scalare montagne per poi ritrovarsi puntualmente a valle. Immaginiamoci poi sottoterra. Perché è lì – a tratti – che si è trovato l’umore del ragazzo. Accantonato in Coppa Italia – da sempre terra degli emarginati e delle riserve lusso – e addirittura fuori al Bentegodi in casa di un Chievo dal destino già segnato. Lo impongono i numeri di un strepitoso e insostituibile Krzysztof Piatek, certo, ma soprattutto le dinamiche. Perché sono state più che altro queste ad escludere il 21enne rossonero, non direttamente Gennaro Gattuso.
Milan, ecco un’ipotesi per favorire Cutrone
Scelte forzate da un destino che non ha mai lasciato al Diavolo troppo tempo e margini. A partire dal modulo: 4-3-3 obbligatorio senza Gonzalo Higuaín. Perché il vecchio 4-4-2, in realtà nemmeno troppo riuscito, era ormai diventato impraticabile senza le caratteristiche da rifinitore del centravanti argentino. Troppo simili e rocciosi Piatek e Cutrone per poter giocare insieme da subito, soprattutto con degli esterni non adatti per una certa tipologia di gioco. Perché Hakan Calhanoglu e Suso non hanno il passo, né la gamba, per fare i tornanti e i contropiedisti in un elastico 4-4-2/4-2-4. Il primo è nato per far girare palla, il secondo per muoversi nello stretto a ridosso dell’area di rigore. Invece sarebbero serviti esterni in grado di creare strappi in rapidità e di smistare in area una continuità impressionante di palloni in area, tipo gli obiettivi Allan Saint-Maximin, Gerard Deulofeu ed Everton. Ecco: con loro, e con un meticoloso lavoro estivo, sì che si potrebbe tentare una convivenza, anche solo per determinate partite, tra i due centravanti rossoneri. Ma oggi no, era davvero impossibile.
Colpa anche del tempo, altro mancato alleato rossonero in quest’aspetto. Del resto è successo tutto a una velocità assoluta: l’addio choc del Pipita dopo soli sei mesi, la rincorsa per un numero 9, l’exploit di quest’ultimo e la clamorosa rimonta per la Champions League. Maledetta eliminazione in Europa League: non solo per l’occasione e il prestigio perso, ma anche perché sarebbe stato il territorio certo del baby talento milanista. Invece tra la disfatta di Atene e l’esplosione assoluta di Piatek, nulla da fare: uno tsunami troppo forte per qualsiasi avversario. Anche per un uragano come Cutrone. Numeri a tratti fantascientifici e obiettivo Europa troppo importante per pensare ad altro: tutto quasi obbligato. Figuriamoci poi quando si apre anche la clamorosa chance per il primo titolo della gestione statunitense: ovvio puntare su un Piatek così. Probabilmente un deroga poteva essere concessa in casa del Chievo, anche perché un furente Cutrone avrebbe trasmesso la grinta giusta per una gara dove il rischio di calare troppo la tensione c’era, ma il Rino, timoroso di una trappola che in effetti c’è stata, non ha voluto rischiare per nessun motivo. Troppo alta la posta in palio per potersi smuovere e pochi i margini di errore: è sempre stato questo il problema di questo 2019.
Impossibile non cavalcare una certa onda che ha spazzato via anche il Napoli di Carlo Ancelotti. Così Cutrone si è visto scivolare giù nelle gerarchie, di nuovo, nonostante le avesse ribaltate sia nel finale della gestione cinese che nell’inizio della nuova epoca. E la sorte nemmeno gli ha sorriso al momento giusto, perché la gioia di un epico 3-3 finale nel derby l’avrebbe meritata eccome. Invece Danilo D’Ambrosio ha salvato il tutto in extremis quasi sulla linea, negando il ritorno al goal a un ragazzo estremamente professionale che ha solo fame, ambizione e voglia di sprigionare tutto quel fuoco che gli arde dentro e che lo consuma ogni qual volta non è utile per la causa Milan.
Ma ora è il momento di stringere i denti e remare tutti insieme verso la grande meta, a occhi chiusi e senza pensieri. Ci sarà il tempo per tutte le riflessioni del caso: impiego, moduli e nuovi obiettivi. La Champions League è un obiettivo che manca da tanto, troppo, tempo in casa Milan e dovrà essere la priorità assoluta. Raggiunto il traguardo prefissato, poi si potrà pensare ad altro. E il prossimo anno sarà diverso: ci sarà innanzitutto tempo e spazio tra tre competizioni di partenza, poi fiducia, ordine e maggior lucidità. Niente fiato sul collo per una rincorsa dettata anche da urgenze economiche, petto gonfio per un Milan che si riavvicina ai fasti di un tempo. E’ solo il momento di resistere all’urto e agli eventi del fato. Ma la certezza dovrà essere lui: Cutrone, l’uomo del presente e del futuro. Perché comunque vada, e chiunque vada, lui è sempre stato lì. Meritatamente. Un lusso di cui solo il Milan può e deve godere.
Redazione MilanLive.it