NEWS MILAN – Andriy Shevchenko è stato un attaccante in grado di entrare nella storia del club rossonero e nei cuori dei tifosi. E’ il secondo goleador di sempre e ha deliziato i milanisti con tante prodezze.
L’ucraino arrivò al Milan nell’estate del 1999, dopo aver fatto grandi cose nella Dinamo Kiev. Intervistato da DAZN, l’attuale commissario tecnico dell’Ucraina ha ricordato il suo approdo a Milanello: «Ero felicissimo – riporta Goal.com -, fu un momento speciale. C’è una bella storia sul mio numero, il 7. Ricordo che arrivò Ibrahim Ba, mi disse “Se vuoi ti lascio questo numero”. Io ringraziai, era perfetto. Due giorni dopo mi chiamò un amico d’infanzia, mi disse: “Sai che in lingua ebraica, “sette” si dice “sheva”? Io non ci potevo credere. Mi disse che mi avrebbe portato fortuna. Ed è successo questo».
A Shevchenko è stato domandato quale sia stata la vittoria più bella durante la sua permanenza in maglia rossonera. Risponde senza esitare: «Senza dubbio la finale di Manchester a Old Trafford contro la Juve. Quella era una Juventus fortissima, ad Old Trafford che è uno stadio speciale, per la prima finale della mia vita: è stata la partita più importante della mia vita».
L’ex numero 7 del Milan ricorda con piacere la finale di Champions League vinta nel maggio 2003 contro la Juventus. Fu lui a realizzare il rigore del trionfo. Ricorda così quel momento: «Non dimenticherò mai quei 12-15 secondi, quelli in cui camminavo da metà campo per andare a tirare il rigore. In quei momenti ti passa tutta la vita davanti, da quando sei bambino, poi cresci con i tuoi sogni e andando verso il dischetto capisci che adesso, in questo momento, puoi realizzarli. E poi quando andavo mi dicevo di restare sicuro, di tirare come già sapevo, di non cambiare idea. Guardavo l’arbitro, poi la palla, poi Buffon, finalmente ho sentito il fischio e ho calciato come ho voluto».
Sheva ha avuto modo di elogiare anche tre personaggi importanti a cui è rimasto legato durante l’avventura vissuta al Milan: «Kakà: mai visto nella storia del Milan un giocatore così perfetto, entrato così pienamente dentro i meccanismi di squadra. Dopo un solo allenamento ho capito che questo era un ragazzo speciale, che con lui avremmo fatto un salto di qualità: ha cambiato la marcia del Milan. Maldini: è la storia del Milan, un grande capitano, un grande amico, un grande giocatore. Berlusconi: un grande presidente, una persona che ha creato 25 anni di incredibile storia del Milan. Non so se sarà mai di nuovo possibile vedere il Milan così in alto per tutto quel tempo, da migliore squadra al mondo».
Ma Andriy aveva e ha tuttora un ottimo rapporto pure con Carlo Ancelotti, il tecnico che lo ha allenato tra il 2002 e il 2009. Anche per lui parole al miele: «Un allenatore-amico. Una persona speciale, lui è stato la nostra fortuna, la fortuna del milan, e noi siamo stati la fortuna di Carlo. Era bellissimo il rispetto che avevamo l’uno per l’altro, il rapporto di amicizia che ci lega. Di lui porto con me la gestione del gruppo, il rapporto con i calciatori».
L’attuale commissario tecnico dell’Ucraina ha anche ricordato lo straordinario gol segnato in un Milan-Juventus del dicembre 2001: «Non tante volte ti capitano gol del genere, anche provando e riprovando. Ma ho tirato in porta, altro che cross! Zero dubbi. Anzi, fu un’azione stupenda: mi girai, poi slalom e un tiro incredibile».
Redazione MilanLive.it