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Milan, #10yearschallenge: Ronaldinho e Beckham, l’addio di Maldini, 4-2 e fantasia

Paolo Maldini (©Getty Images)

Com’eravamo dieci anni fa? La #10yearschallenge spopola sui social in questi giorni. Probabilmente vi sarete stufati di vedere foto sulle vostre home di amici e parenti con questo hastag; sicuramente, invece, vi verrà un po’ di nostalgia a leggere questo articolo. Sì, perché abbiamo voluto applicare l’iniziativa al nostro Milan, paragonandolo a quello di esattamente dieci anni fa.

Era un Milan diverso, completamente. C’erano Adriano Galliani e Silvio Berlusconi, c’erano Carlo Ancelotti in panchina e Paolo Maldini in campo da capitano. E poi Leonardo inventato allenatore, il quattro due e fantasia, Ronaldinho che incantava San Siro a ritmo di samba. Un’altra vita, un’altra storia. In dieci anni sono cambiate tre proprietà: da quella berlusconiana a quella cinese fino a quella americana. Tre fili conduttori: Leonardo, Maldini, Gattuso e… Abate. Poi è cambiato tutto. Purtroppo in negativo, sotto molti aspetti.

I primi mesi del 2009 del Milan

David Beckham (©Getty Images)

Nell’estate del 2008, il Milan finalizza l’acquisto di Ronaldinho, arrivato dal Barcellona e voluto fortemente da Silvio Berlusconi. Insieme a lui, torna Shevchenko in prestito dal Chelsea. Nel gennaio del 2009 un altro grande arrivo: David Beckham, anche lui a titolo temporaneo dai Los Angeles Galaxy. Operazione che si ripeterà anche l’anno successivo. La squadra di Carlo Ancelotti gioca in Coppa UEFA, ma esce ai sedicesimi contro il Werder Brema con due pareggi. A marzo il Milan è già lontano dalla testa della classifica, che ha come leader indiscusso l’Inter. Allora le attenzioni sono tutte rivolte verso la qualificazione in Champions League, obiettivo mancato clamorosamente la stagione precedente. Riesce ad agguantarlo e a metterlo in cassaforte soltanto all’ultima giornata, battendo la Fiorentina 2-0. Quella però è una partita importante per un altro motivo: è l’ultima di Paolo Maldini, che si ritira dal calcio dopo 25 stagioni e 902 presenze in rossonero. L’Artemio Franchi applaude in piedi la sua uscita dal campo, cosa che invece è successa a metà la partita precedente, a San Siro contro la Roma. Purtroppo indimenticabili gli ignobili e ingiustificati fischi di una parte della Curva Sud per lui. Ma è anche giusto ricordare il tributo della maggior dello stadio, del suo stadio. Non è comunque il solo addio importante di quella stagione: FiorentinaMilan è anche l’ultima di Ancelotti in panchina, da li a poco avrebbe iniziato la sua avventura al Chelsea. Dopo dieci anni è tornato in Italia per allenare il Napoli. Coincidenze…

Leonardo e il 4-2 e fantasia

Pato esulta dopo il gol al Real Madrid (©Getty Images)

Maldini e Ancelotti non ci sono più. Il nuovo capitano designato è Massimo Ambrosini. Che, per “anzianità”, ha la meglio su Gattuso, Nesta, Seedorf e gli altri. Per il dopo Ancelotti c’è una delle intuizioni dell’accoppiata Galliani-Berlusconi: Leonardo. Fino ad allora dirigente, il brasiliano viene inventato allenatore. L’attuale direttore tecnico del Milan ha un’idea di calcio molto particolare: la sua squadra sarà offensiva, dovrà divertire la gente. Vara così il 4-2 e fantasia, ovverosia: difesa (con un Alessandro Nesta ritrovato dopo un lungo infortunio e il giovane Thiago Silva), Pirlo e uno fra Gattuso e Ambrosini in mezzo e poi solo qualità. Seedorf è il trequartista, Pato e Ronaldinho le ali, Marco Borriello l’attaccante: arriva Huntelaar dal Real Madrid, ma è l’italiano il preferito di Leonardo. Uno degli altri acquisti è il riscatto della comproprietà col Torino di Ignazio Abate (unico giocatore ancora in rosa). In campionato Leonardo ottiene buoni risultati (per la maggior parte della stagione il Milan terrà testa alla fortissima Inter) e chiuderà la stagione al terzo posto, ma soprattutto batte il Real Madrid al Santiago Bernabeu nell’ottobre del 2009: i rossoneri vincono 3-2, una partita incredibile che resterà impressa nella memoria dei tifosi per tantissimo tempo.

10 anni dopo, è un altro Milan

Gennaro Gattuso e Paolo Maldini (©Getty Images)

Lo ribadiamo ancora una volta, perché è quanto di più vero possibile: in dieci anni il Milan è cambiato in tutto e per tutto. Dal presidente, alla società, agli allenatori e ai calciatori. Sembra quasi come paragonare due realtà completamente diverse. Oggi, dopo lo scempio cinese, il club sta provando a ripartire con Elliott Management Corporation. Sono arrivati dirigenti importanti come Leonardo e Maldini (entrambi tornati proprio dopo dieci anni), come Ivan Gazidis (che invece dopo dieci anni ha lasciato l’Arsenal), c’è un allenatore come Gennaro Gattuso che è uno dei simboli della storia del Milan. La proprietà ha scelto di intraprendere una linea verde, senza grossi investimenti, perché l’UEFA è col fiato sul collo. A fatica, il Milan sta provando a ricominciare, a ripartire, a scrivere altre belle pagine della propria storia. Il primo capitolo deve essere il ritorno in Champions League, una qualificazione che, proprio dieci anni fa, il Diavolo aveva riconquistato dopo un anno di assenza. Adesso gli anni di assenza ne sono ormai cinque, la metà della 10 years challenge.

 

Pasquale La Ragione – Redazione MilanLive.it

Scritto da
Pasquale La Ragione