NEWS MILAN – L’avventura in rossonero di Vincenzo Montella si concluse poco più di un anno fa esatto. Dopo il pareggio casalingo contro il Torino, la società decise di dare una svolta. E avvenne così la promozione di Gennaro Gattuso, che allora guidava la Primavera.
Massimiliano Mirabelli ha fatto intendere che non ci fosse abbastanza fiducia nel mister campano già al termine della prima stagione. Nonostante la qualificazione ai preliminari di Europa League, la dirigenza avrebbe voluto cambiare allenatore. Poi decise di confermare l’Aeroplanino e fu un errore.
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Montella ha concesso al Corriere della Sera e ha parlato della propria esperienza al Milan. Si è espresso nei seguenti termini: «Ho letto che già prima dell’inizio della seconda stagione non c’era fiducia nei miei confronti. Mi è dispiaciuto salutare il Milan perché il mio lavoro è stato incompiuto. Sarebbero servite più pazienza ed esperienza. Sentivo di poter crescere insieme alla squadra, non mi è stato dato il tempo».
Anche alla Gazzetta dello Sport l’ex allenatore rossonero ha ribadito il medesimo concetto, aggiungendo: «Dai dirigenti non c’era più fiducia, ed era palese da tempo. Il mio errore più grave fu assecondare la società nel modo di rivolgersi alla gente: si crearono aspettative enormi. O comunque troppo grandi per una squadra che partiva con undici giocatori nuovi, molti senza una storia da Champions League. Dovevamo tenere un profilo molto più basso».
Montella è stato accusato di aver preferito Nikola Kalinic ad altri attaccanti più di grido come Pierre-Emerick Aubameyang e altri. Sull’argomento ha spiegato: «Era un giocatore graditissimo. Ma prima eravamo stati molto vicini a Morata e a Batshuayi. Alla fine, con venti milioni a disposizione, erano difficili da prendere». L’attuale centravanti dell’Atletico Madrid fu acquistato, dunque, anche per una mancanza di risorse per ingaggiarne uno migliore.
Sicuramente sul budget ha inciso anche l’inaspettato acquisto di Leonardo Bonucci. A tal proposito, il tecnico avellinese ha ammesso di aver spinto per farlo arrivare al Milan ma non di avergli voluto consegnare la fascia da capitano. Infatti, spiega: «Gliel’aveva promessa la società. Io lo chiamai al telefono e gli dissi che si può essere leader anche senza fascia. La società mi costrinse a scegliere un giocatore del nuovo corso, e poteva anche essere giusto. Pensai a Leo e Biglia, che non fu proprio entusiasta dell’idea».
Matteo Bellan