NEWS MILAN – In un anno possono succedere tante cose. Ma quelle capitate a Gennaro Gattuso in dodici mesi al Milan hanno quasi del surreale.
Incertezze societarie, passaggio di proprietà, “capitani” traditori, Brignoli, le critiche di stampa e tifosi, gli infortuni a catena e pure Salvini. Probabilmente qualcun altro avrebbe mollato baracca e burattini, della serie “ma chi me lo fa fare”. Rino no. Perché lui ha il milanismo nel sangue. Per questi colori ha battagliato in campo e adesso lo fa anche in panchina, contro tutti e tutto, spesso anche contro i suoi stessi sostenitori. E con ragione, visto che il suo Milan è sicuramente il migliore degli ultimi cinque/sei anni.
Racimoliamo un po’ di numeri per chiarire il concetto. Gattuso ha allenato la squadra per 51 partite, 9 in Europa League, 37 in Serie A, 5 Coppa Italia (fra cui anche la finale): ha collezionato 25 vittorie, 12 sconfitte e 14 pareggi. 79 i gol fatti, 60 quelli subiti. Media punti da 1,75 media punti. In una classifica virtuale, con queste statistiche il Milan sarebbe al terzo posto della classifica di Serie A, dietro soltanto a Juventus e Napoli. Sicuramente bisogna migliorare in certi aspetti, soprattutto per quanto riguarda le reti subite.
Però è un aspetto che è venuto meno in questo inizio di stagione, perché l’anno scorso, da dicembre in poi, una volta trovata la quadra giusta, il Milan ha tenuto spesso la porta inviolata. Decisivo per Rino fu la vittoria nel derby di Coppa Italia di fine dicembre, deciso da Patrick Cutrone. Da lì in poi è iniziata concretamente la sua seconda vita in rossonero. Importante l’intuizione di abbandonare l’idea della difesa a tre e puntare sul 4-3-3, suo modulo di riferimento anche quest’anno. Fino a quando, per forza di cose, ha dovuto cambiare e trasformare la squadra.
E questa “trasformazione” è un ulteriore segnale di quanto Gattuso sia un ottimo allenatore. In pochissimo tempo Rino ha cambiato volto al suo stile di gioco, passando da un possesso palla (spesso sterile) e costruzione palla a terra ad un calcio più gattusiano, cioè di lotta, di corsa, cinico. Il Milan ha subito fatto sua questa nuova interpretazione. E lo ha fatto anche grazie al lavoro dell’allenatore, capace di trasmettere un certo tipo di mentalità alla squadra. Solo i grandi tecnici sono in grado di fare questo.
Sicuramente Rino dovrà migliorare su tantissimi aspetti. Uno di questi è stato al centro dell’attenzione nel post-Lazio, e cioè i cambi. Spesso sbaglia nelle scelte, trascinato forse dall’istinto più che dalla razionalità a partita in corso. Ma è un allenatore giovane e ha tutto il tempo a disposizione per crescere su questo così come in tante altre cose. Ma le premesse sono ottime. E chi lo critica forse dimentica ciò che il Milan ha passato e subito in questi anni.
Redazione MilanLive.it