Pietro Paolo Virdis ha indossato la maglia del Milan dal 1984 al 1989 vincendo uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e una Coppa dei Campioni. Un totale di 153 presenze e 53 gol, con tanto di titolo di capocannoniere nel campionato 1986-1987.
L’ex attaccante ha giocato con Nuorese, Cagliari, Juventus e Udinese prima di approdare a Milano. E ha concluso la propria carriera nel Lecce, dopo l’addio al Milan. È il miglior marcatore rossonero in Coppa UEFA/Europa League con 8 gol, primato condiviso con André Silva. Noi di MilanLive.it abbiamo intervistato Virdis a pochi giorni dal derby.
Domenica si gioca Inter-Milan a San Siro, che derby si aspetta?
«Il derby è una particolare, dipende anche molto dalla tensione del momento. Mi sembra che le squadre stiano affrontando un periodo abbastanza positivo. Credo sarà un buon derby, nel quale le due squadre cercheranno di offendere e non saranno condizionate da timori particolari. Mi aspetto una partita vibrante, interessante, con occasioni e divertente per la gente».
Ha un suo pronostico per il derby?
«Non sono abituato a farne, comunque sarà una partita aperta. Spero finisca 1-0 per il Milan con gol di Cutrone, mi farebbe piacere una rete del ragazzino».
Quale derby della sua carriera ricorda con maggiore piacere?
«Sicuramente quello del 2-0 con gol di Gullit e uno mio nell’anno dello Scudetto 1987-1988».
Che pensiero si è fatto sul Milan di Gattuso?
«Mi sembra che Gattuso stia cercando di costruire una squadra propositiva, che volge all’attacco e crea spettacolo. Essendo stato attaccante, vorrei sempre vedere due punte in avanti e invece lui ha un’altra idea. Preferisce i due esterni offensivi. Io vorrei vedere di più in campo Cutrone, è una mia idea. Però va detto che il Milan ora ha solo due attaccanti e questa cosa va sistemata col calciomercato di gennaio. Comunque mi piace come gioca la squadra, cerca sempre di offendere e non l’ho mai vista chiudersi dietro».
Come vede un giovane come Alessio Romagnoli da capitano rossonero?
«E’ logico che si tratti di una posizione importante, ha bisogno di crescere. Quella fascia gli darà più personalità e lo farà maturare, penso sia importante per lui».
Inter-Milan racchiude anche un derby tutto argentino tra due grandi bomber come Higuain e Icardi. Quale dei due preferisce?
«A me piacciono entrambi. Sono comunque diversi. Icardi magari partecipa meno alla manovra della squadra, ma è un finalizzatore tremendo negli ultimi 16 metri. Higuain è più partecipe alla manovra, difende e fa salire i compagni. Probabilmente Higuain è più bravo tecnicamente e anche nel servire assist. Sono due grandi».
Da ex attaccante che consiglio si sente di dare a un giovane come Cutrone?
«A me è piaciuto molto, viene dal settore giovanile. Ha il sacro fuoco, non molla mai, è determinato e ha voglia di segnare sempre. Gli consiglio solamente di non perdere tutto questo».
Il Milan ha cambiato proprietà e dirigenza nei mesi scorsi. Che impressione le fa questo nuovo corso rossonero con Elliott e il duo dirigenziale Maldini-Leonardo?
«Speriamo che Leonardo e Maldini abbiano la possibilità di lavorare al meglio con il supporto della proprietà. Auspico che possano agire bene per completare la squadra. Ci metteranno tutta la loro conoscenza. E’ importante il supporto della proprietà, perché altrimenti i dirigenti non possono fare niente».
Lei ha avuto due grandi allenatori come Liedholm e Sacchi al Milan. Cosa le hanno dato?
«Sono stati due grandissimi. Liedholm era una persona pragmatica, con grande ironia e controllo oltre che conoscenza di calcio. I consigli erano sempre ben accetti. Sacchi è stato un rivoluzionario che in molti poi hanno seguito. Ha cambiato la mentalità del calcio italiano, che prima per la maggior parte era fatto più di difesa e contropiede. Ha dato un grande contributo».
Infine le chiedo qual è stato il miglior momento della sua carriera al Milan? E quale invece il compagno più forte che ha avuto in rossonero?
«Momenti felici ne ho avuti tanti, andare al Milan l’ho voluto a tutti i costi dopo l’esperienza all’Udinese. Sicuramente l’anno dello Scudetto 1987-88 con la rincorsa sul Napoli sia stato il più bello, anche perché poi quello ha portato tutto il resto degli anni dopo. Di compagni forti ne ho avuti tanti, nei loro ruoli hanno dimostrato di essere il meglio. Però cito Baresi e Maldini. Ovviamente potrei dirne anche altri, c’era una bella banda».
Matteo Bellan