MILAN NEWS – Ombra cinesi in casa Milan sull’ottima gestione Elliot Management Corporation. I dati ufficiali della stagione 2017/18, infatti, ieri hanno registrato una perdita netta di 126 milioni di euro. Peggio anche del -73 fatto registrare nel 2017.
Così la presidenza del targata Li Yonghong passerà alla storia per la gestione surreale del proprietario, sparito dopo un anno e con un buco personale di 400 milioni. Alla fine, l’aumento spropositato dei costi non è stato compensato da ricavi altrettanto importanti. In particolare, come si legge su La Gazzetta dello Sport, il club ha avuto introiti pari a 255,8 milioni, ovvero 43,7 in più nel paragone con la stagione 2016-17. Tuttavia, i costi sono cresciuti addirittura del 22,7%, passando da 273,9 milioni a 354,4. Il danno principale ai conti viene dagli ammortamenti e dalle svalutazioni relative ai calciatori, con un peggioramento della situazione di quasi 50 milioni rispetto a dodici mesi prima. Sommando tutto ciò, ossia 110 milioni, a un monte ingaggi salito fino a 150 milioni, in pratica solo per la rosa è stato bruciato l’intero ammontare dei ricavi. Senza considerare poi tutte le altre spese. Ecco quindi spiegato il licenziamento per giusta causa di Marco Fassone.
Che cosa succederà ora? Dal punto di vista del patrimonio netto consolidato, per cui si registra un negativo di 36 milioni, e della posizione finanziaria netta di appunto -128,4 milioni, il problema è stato già risolto dal fondo Elliott. L’hedge fund di Paul Singer ha ripianato le perdite versando 170,5 milioni alla capogruppo AC Milan SpA, ristabilendo l’equilibrio: dal canto suo, la sfida della nuova proprietà sarà ora quella di valorizzare il club fino a recuperare il denaro immesso, andando anche oltre. C’è poco da fare invece col Fair Play Finanziario, che valuta per trienni. Occorrerà un Voluntary Agreement con la Uefa per tornare virtuosi e non pregiudicare la strategia di rafforzamento, di cui Lucas Paquetá sarebbe il primo tassello.
Redazione MilanLive.it