NEWS MILAN – Un pareggio che sa di sconfitta. Il Milan, dopo aver annichilito l’Atalanta per l’intero primo tempo, non è riuscito a portare a casa tre punti importanti.
Leonardo ha strigliato la squadra chiedendo il cambio di mentalità. In effetti dopo tanti anni in caduta libera è difficile rialzarsi. Ma la società ha l’obbligo di farlo: perché lo ha promesso ai tifosi, ma anche per dare credibilità e continuità al progetto. Cinque punti in quattro partite sono troppo pochi e serve cambiare rotta. Ma cosa manca a questo Milan? Esperienza certo, ma la fragilità mentale non è l’unica chiave di lettura per spiegare il black out di ieri e quello delle gare precedenti.
Un film già visto quello contro gli orobici. Nei primi 45′ la squadra di Gennaro Gattuso ha dominato in lungo e in largo: ha creato tanto, ha fatto girare bene la palla e in fase difensiva non ha sbagliato nulla. Approccio perfetto. Ed è successo la stessa cosa anche a Napoli e contro la Roma. C’è anche altro però che accomuna queste tre partite, cioè le sostituzioni e i cambi tattici degli avversari. Il Milan gioca bene e senza sbavature quando prende le misure: se cambia qualcosa, però, la squadra si impaurisce e perde riferimenti e certezze.
Analizziamo partita dopo partita. San Paolo, Napoli–Milan: il Diavolo domina per 50′ e si porta in vantaggio di due reti. Poi Carlo Ancelotti inserisce Dries Mertens e Amadou Diawara, passa dal 4-3-3 al 4-2-3-1, e inizia la rimonta che porta gli azzurri alla vittoria. San Siro, Milan–Roma: rossoneri perfetti nel primo tempo, alla ripresa Eusebio Di Francesco inserisce Stephan El Shaarawy, cambia sistema di gioco e rientra in partita: segna l’1-1 e per poco non rischia addirittura di andare in vantaggio. I rossoneri vincono perché quest’anno c’è un fenomeno con la maglia numero 9. Finiamo con Milan–Atalanta: ancora una volta, squadra perfetta nel primo tempo, poi Gian Piero Gasperini fa due cambi (Emiliano Rigoni e Duvan Zapata per Mario Pasalic e Musa Barrow) e ribalta la gara.
A Cagliari è successo il contrario: i rossoneri non si aspettano l’aggressività dei sardi e subiscono, fino a che non trovano il bandolo della matassa e iniziano a giocare, quando però è troppo tardi. Considerando quanto appena descritto, il Milan si può definire una squadra fragile sì mentalmente, ma anche dal punto di vista tattico: c’è l’incapacità da parte dei giocatori di leggere le partite. L’esperienza in questo senso è importante, ma non può essere l’unica e sola giustificazione. Le colpe sono anche di Gattuso, che noi di MilanLive.it abbiamo sempre difeso a spada tratta. Ma deve migliorare sotto questo aspetto e nelle sostituzioni: come anche in tante occasioni, anche ieri sera ha sbagliato scelte (inspiegabile l’ingresso di Tiemoué Bakayoko per Giacomo Bonaventura, fin lì uno dei migliori dei suoi).
Indiscutibile poi è il fatto che a questa squadra manca la mentalità vincente, quella che ti tiene in partita fino alla fine dei giochi. Mancano un po’ di grinta e un po’ di cuore in più, proprio quei due elementi di cui si è parlato tanto quando Rino è arrivato in panchina. Al contrario, invece, Gattuso ha trasmesso tanto calcio finora, un sistema di gioco e delle idee belle e precise, ma poco carattere. Paradossale, non è vero?
Redazione MilanLive.it