NEWS MILAN – E’ un momento particolare per il Milan, alle prese con vicende sportive e societarie che stanno agitando la tifoseria. L’esclusione per un anno dalle coppe europee decisa dall’UEFA e le incertezze sulla proprietà cinese sono temi continuamente dibattuti.
Per affrontare questo tipo di argomenti, MilanLive.it ha intervistato in esclusiva Marco Bellinazzo. Noto giornalista de Il Sole 24 Ore, si occupa da tanto tempo di economia sportiva e nello specifico del business che ruota attorno al mondo del calcio. Di recente ha anche pubblicato un libro intitolato ‘La fine del calcio italiano’. In questi anni ha più volte scritto articoli e approfondimenti sulla situazione del club rossonero.
MilanLive.it intervista Marco Bellinazzo
Sono giorni caldi per il futuro del Milan, tutti attendono le mosse di Yonghong Li. Cosa succederà?
«In questo momento non ci sono novità rispetto a quanto detto nelle scorse ore. Difficile fare previsioni. Si attende di vedere se Yonghong Li verserà o meno i 32 milioni a Elliott. Anche se la proprietà non è stata troppo trasparente, finora ha adempiuto alle varie scadenza mettendo nel club risorse importanti, sia a debito che tramite i bonifici provenienti da paradisi fiscali. Il pallino è ancora in mano a Yonghong Li, anche se a mio avviso la vera regia di tutta l’operazione è del fondo Elliott. Un discorso sono le difficoltà degli aumenti di capitale e un altro sarà il rimborso a ottobre dei 380 milioni».
Si è parlato tanto della trattativa con Rocco Commisso, che pare essersi arenata. Che idea si è fatto dell’offerta fatta dal magnate italo-americano?
«Era apparentemente una proposta importante, c’erano delle convenienze per la proprietà cinese. Però penso che anche su questa questione il parere di Elliott sia fondamentale, grazie al peso e all’importanza del prestito che ha fatto. Penso che sia Elliott a scegliere quello che sarà il futuro acquirente del Milan. Mentre Commisso ha intavolato una trattativa con Yonghong Li, credo ci siano tanti clienti di Elliott che puntano a entrare nella proprietà del Milan. Non penso abbia già accordi con qualcuno, ma che sia interessato ad avere più offerte al fine di spuntare le condizioni migliori».
Per mesi si è parlato di rifinanziamento del debito, ora non se ne parla praticamente più. E’ una vicenda ormai senza sbocchi?
«E’ passato in secondo piano adesso, però è la cartina di tornasole delle fiducia/sfiducia dei mercati verso la proprietà. E’ vero che il debito era diviso tra Milan e holding proprietaria del club, ma la garanzia per entrambi era proprio il Milan. Era difficile pensare che qualcuno potesse finanziare una parte senza l’altra. Le due parti sono collegate. Anche se il Milan è un asset di valore, evidentemente i potenziali finanziatori che hanno visto il dossier non hanno ritenuto la proprietà cinese solida e affidabile per un’esposizione finanziaria complessiva sui 400 milioni».
Il Milan ha deciso di fare ricorso al TAS di Losanna dopo la sentenza UEFA. Quante chance ha di ottenere un verdetto positivo?
«L’arbitrato in genere prende decisioni che tendono al compromesso tra gli interessi delle parti, non è un organo di giustizia come quello contabile dell’UEFA che si è pronunciato finora. Tendenzialmente tende a dare risposte migliorative rispetto alla situazione gli viene sottoposto. Non esiste una giurisprudenza formata e consolidata che ci possa fare da bussola in questa situazione. E’ molto difficile fare previsioni. Io ribadisco che per quelle che erano le regole sul FFP e il settlement agreement, a mio avviso l’UEFA puntando il dito contro la proprietà piuttosto che sulle questioni relative ai bilanci sia andata oltre addentrandosi in un territorio nuovo. Più politico che giuridico. Altrimenti ci sarebbero state sanzioni importanti, ma non le più gravi, considerando la situazione del Milan. Se non dovesse cambiare nulla a livello di proprietà, le speranze di ottenere una revisione migliorativa sono poche. Se da qui al 19-20 luglio, quando ci sarà il giudizio, cambiassero le condizioni allora aumenterebbero le chance. Potrebbe esserci il rinvio all’UEFA per la sottoscrizione di un vero e proprio settlement. Sospensione? Tecnicamente possibile, ma si farà di tutto per risolvere tutto in questa stagione. Se il Milan dovesse scontare la sanzione il prossimo anno sarebbe peggio in caso di qualificazione Champions».
Fassone recentemente non ha fatto chiarezza sulla proprietà, spiegando che certe cose non le conosce e rimarcando il lavoro fatto comunque dalla dirigenza. Qualcuno pensa che stia prendendo le distanze da Yonghong Li. Come interpreta le sue parole?
«Al di là di quale possa essere la proprietà, il compito del management è quello di amministrare meglio possibile l’azienda per poi rispondere dei risultati. Fassone fa bene ora a pensare al bene del Milan per quelle che sono le sue competenze. Ragiona in maniera autonoma come amministratore delegato, poi è chiaro che debba esserci rapporto di fiducia tra proprietà e management. Speriamo si risolva presto quanto non è chiaro attorno all’AC Milan».
Molti si fanno domande sulla proprietà del Milan, chiedendo anche se Yonghong Li effettivamente ne sia il proprietario. Che idea si è fatto su chi è padrone del club?
«Bisogna attenersi agli atti giudici, che dicono che il Milan è di Yonghong Li e che le azioni sono in pegno ad Elliott. Quest’ultimo tramite le leggi lussemburghesi potrà prendere il controllo del club nel caso in cui l’attuale proprietà non rispettasse gli obblighi assunti. Senza poteri investigativi particolari è difficili andare oltre il dato giuridico. Se non valutare tutto quanto è stato detto e scritto in questo anno sulla consistenza patrimoniale di Yonghong Li, che non ha mai dato certezze. Gli aumenti di capitale in un modo o nell’altro sono stati fatti. Osserviamo quanto accaduto, però bisogna sollecitare affinché si esca dall’equivoco generato da questa situazione. Senza una proprietà chiara, forte e con un progetto delineato si rischia di non intraprendere mai il percorso di ricostruzione del club. Non lo dico, ma l’UEFA con la sua sentenza. La condizione migliore per qualsiasi azienda è avere una proprietà certa con progetti chiari. In questo momento il Milan è in un limbo, più passa il tempo e più si perde l’occasione di ripartire in maniera consona al blasone del club».
Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)