Le verità di Gian Piero Ventura; l’uomo considerato dalla maggior parte degli italiani come il colpevole della mancata qualificazione ai Mondiali ha voluto esporsi per dire la sua dopo la negativa esperienza da commissario tecnico.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex c.t. ha voluto raccontare il crollo delle sue quotazioni dovute ad un rapporto mai veramente stabile con la FIGC: “Ho fatto calcio per 35 anni, sul campo, ma non mi sono mai occupato della politica sportiva, non ho mai fatto parte di un Sistema. Ho sempre pensato che l’essere conta più dell’apparire. Che produrre conta più che promettere. Il progetto che avevo messo sul tavolo stava andando bene. L’Italia avrebbe fatto bene. Russia 2018 doveva essere il trampolino di lancio per essere poi tra i favoriti all’Europeo 2020. Tutto aveva un senso e ha funzionato fino alla gara con la Spagna. Siamo arrivati a quella partita reduci da 7 vittorie e 2 pareggi e dell’appoggio dei tifosi. Dopo quella gara è partita invece una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato mai visto”.
La sconfitta per 3-0 in Spagna è stato l’episodio che ha fatto crollare le certezze, facendo passare Ventura come capro espiatorio: “Dopo quella sconfitta è iniziata una delegittimazione continua: sono diventato l’unico colpevole di tutti i mali. La Figc spettatrice, la squadra salvata: tutta colpa di Ventura. Ventura ha preso il palo, Ventura ha sbagliato il gol, Ventura ha fatto uscire l’Italia dal Mondiale, Ventura ha fatto commissariare la Figc… Fino alla Spagna io ho fatto l’allenatore della Nazionale, dopo ho fatto il pungiball. Io ho allenato, ma non sono mai stato il c.t. Perché quella è una figura istituzionale, che implica il rispetto e il sostegno di chi gira intorno a lui. E io non l’ho mai sentito davvero fino in fondo. Già prima della Spagna mandai un’email ai vertici della Federazione dicendo che mi sentivo solo, non più al centro di un progetto, senza sostegno”.
Clamorosa la sconfitta con la Svezia che ha estromesso l’Italia dalla fase finale del Mondiale. Ventura ha dato una spiegazione di quel doppio match sfortunato: “C’era un clima da resa dei conti, sono finito dentro un ingranaggio più grande di me. Si anticipava che l’uscita dell’Italia avrebbe portato, come poi è successo, non solo la mia caduta ma altri cambiamenti. Tanto che io mi sono chiesto: ma chi voleva andare davvero ai Mondiali? Con quelle premesse anche battere una nazionale alla nostra portata è diventato una montagna. Il palo, la sfortuna, neanche mezzo tiro in porta subito, gli infortuni, le polemiche. Ha concorso tutto per l’esclusione. Ma la colpa è stata solo di Ventura, il capro espiatorio di un movimento in crisi di identità. Bersaglio ideale. Io le mie responsabilità me le prendo tutte. Sono l’allenatore della Nazionale che non è andata ai Mondiali. Ma la colpa più grande che ho è stata quella di non voler abbandonare la nave, avrei dovuto farlo in almeno tre o quattro occasioni”.
Infine l’ex c.t. ha dato l’in bocca al lupo a Roberto Mancini per la sua nuova avventura in vista degli Europei 2020: “Gli auguri glieli ho già fatti al momento dell’incarico. Sarò un suo tifoso, perché l’Azzurro è più di un colore. Spero che possa portare avanti le sue idee senza trovare chi gliele fa saltare. E che i giovani trovino spazio con continuità nei club di appartenenza. Dentro mi porto un rammarico gigantesco e mi dispiace da morire. So quanto loro ci tenessero a vedere l’Italia in campo. Io non ho pianto davanti alla tv dopo la Svezia, ma quello che ho provato dentro continuo a sentirlo forte ogni giorno e ogni notte”.
Keivan Karimi – Redazione MilanLive.it