Gazzetta – Procura indaga sull’affare Milan: ipotesi di riciclaggio

Yonghong Li Han Li Marco Fassone
Yonghong Li, Han Li e Marco Fassone (©Getty Images)

MILAN NEWS – In questi giorni è balzata nuovamente alle cronache l’operazione che nell’aprile 2017 ha portato il club rossonero a passare da Fininvest alla Rossoneri Sport Investment Lux di Yonghong Li.

Un affare da 740 milioni di euro, debiti inclusi, che ha vissuto una trattativa lunga ed estenuante durata diversi mesi. La compravendita del Milan sembrava anche sul punto di saltare a un certo punto, però poi è avvenuta. Tuttavia, sulla transazione in molti hanno avuto dei dubbi. Mr Li era poco conosciuto in Cina e non in possesso di un patrimonio miliardario, inoltre su chi lo abbia supportato non ci sono certezze ufficiali. Più di qualcuno si è chiesto da dove provenissero i soldi.

Closing Milan, Procura indaga sui soldi di Yonghong Li

La Gazzetta dello Sport spiega che Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi, ha di recente ha visionato la relazione super dettagliata redatta dall’ufficio legale di Fininvest che spiegava punto dopo punto la trattativa che ha avuto ad oggetto il Milan. Un documento depositato nei giorni scorsi alla Procura di Milano e preso in consegna proprio al pm Fabio De Pasquale (a capo del dipartimento Affari internazionali-Reati economici transnazionali).

Com’è ormai risaputo sull’affare Milan è stato aperto un fascicolo modello 45, ovvero senza ipotesi di reato e senza indagati. L’ipotesi di riciclaggio è già contenuta nel documento inviato in Procura a fine dicembre dalla Finanza, che aveva a sua volta ricevuto tre segnalazioni di «operazioni sospette» da parte dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. E’ ancora incerto il tipo di piega che potrebbe prendere l’indagine in corso. La Gazzetta dello Sport scrive che sarebbe stato aperto un fascicolo modello 44, che invece prevede ipotesi di reato.

Il quotidiano spiega che, in ogni caso, Fininvest ha già fatto sapere che si considererebbe parte lesa nel caso in cui emergesse qualche fattispecie di reato. L’avvocato Ghedini ha mostrato alla Procura di Milano tutte le carte che attestano le regolarità dell’operazione, basandosi anche sulle relazioni effettuate dagli advisor impegnati nella trattativa. La banca Lazard, ad esempio, aveva fornito garanzie su Yonghong Li.

Il procuratore De Pasquale vorrebbe tracciare i soldi entrati in Italia nell’ambito di questo affare. I primi 100 milioni di caparra arrivano da Li attraverso Credit Suisse, banca tirata in ballo nello scandalo sui Panama Papers e più volte accusata di aiutare l’evasione fiscale dei suoi clienti. La seconda tranche (altri 100 milioni, dicembre 2016) fa il giro del mondo: passa dalle Isole Vergini Britanniche – paradiso fiscale molto noto anche in Italia – per arrivare a Hong Kong e da qui a Milano. Un modo per rendere complicata qualunque tracciabilità, alzando un muro su eventuali indagini. Yonghong Li a fine marzo versa ulteriori 50 milioni per poi andare a concludere l’acquisto del Milan a metà aprile anche grazie al prestito del fondo americano Elliott Management Corporation.

Tralasciando i capitali messi dall’hedge fund di Paul Singer, più di qualcuno ci si domanda da dove venga tutto il resto. Che provenienza abbiano quei soldi. E in tal senso il procuratore De Pasquale potrebbe ricorrere alle rogatorie ad Hong Kong per ricostruire il puzzle dei soldi. Non viene escluso che Sal Galatioto, advisor della trattativa fino a fine luglio 2016, venga sentito in Procura. E La Gazzetta dello Sport scrive che questa visita potrebbe anche esserci già stata…

 

Redazione MilanLive.it

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