NEWS MILAN – Leonardo Meani era l’addetto agli arbitri del Milan quando scoppiò lo scandalo Calciopoli. Una figura che fino a prima era poco conosciuta, ma che balzò agli onori della cronaca in quella vicenda che sconvolse il calcio italiano.
Il 57enne stato in rossonero dal 2001 al 2005. Dopo tre gradi di giudizio sportivo fu condannato a 2 anni e 5 mesi, mentre in quello penale fu assolto per prescrizione in Appello. Non ha più lavorato nel mondo del calcio, dedicandosi poi alle attività della sua famiglia.
Intervistato da Sportitalia, ha così parlato dello scandalo Calciopoli: “E’ esistito, ma il nome è altisonante e il mostro non era grande come l’hanno dipinto. E’ stata un’indagine con delle lacune, mi chiedo perché la Procura non abbia intercettato un più ampio raggio di dirigenti e presidenti. Ciò avrebbe contribuito a chiarire maggiormente nel bene o nel male la situazione che è venuta fuori. L’indagine è stata limitata. Le sentenze del Tribunale di Napoli hanno chiuso praticamente ogni discorso su certe operazioni. Non è stato praticamente condannato nessun arbitro, che erano protagonisti diretti sul campo”.
Meani ha proseguito il suo racconto sulla vicenda scoppiata nel 2006: “Ho pagato io per il Milan perché nella vita poi ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Queste telefonate sono uscite, a parlare al telefono ero io anche se non sono uno tendente al truffaldino. Per me e la mia famiglia non fu facile, ho ricevuto anche minacce. In una situazione di incertezza e paura la strategia difensiva del Milan è stata quella di addossare la responsabilità a me che avevo le telefonate e non possedevo un incarico da dirigente. Il Milan come società non ha mai fatto niente, non ha mai voluto condizionare risultati e ottenere vantaggi da tradursi in punti in campionato”.
L’ex addetto agli arbitri del Milan continua a spiegare quanto avvenne: “Non ero così influente, se lo fossi stato avremmo vinto quattro campionati di fila e invece non è successo. Negli atti del processo penale non esce nessuna organizzazione, nessun sistema. Erano chiacchiere, risentendole posso capire e pensare che uno che non conosce l’ambiente possano interpretarle male. Erano chiacchiere all’interno di rapporti amicali che nascevano da anni prima grazie al mio passato di arbitro. Non agivo né da solo e né per il Milan, erano chiacchiere che si facevano perché ai tempi c’era un qualcosa…”.
Meani nega l’esistenza di un sistema Milan che influenzasse gli arbitri: “Non esisteva nessun sistema Milan assolutamente. Non lo dico io, lo dicono anche le carte processuali. Tutta la situazione Milan entra nel processo sportivo per una partita Milan-Chievo dove analizzando tutto non c’è un episodio a favore della squadra rossonera, anzi ce ne sono tre contro. Non c’era un sistema. Moviola? Mai avuti rapporti con giornalisti, non ho influenzato mai nulla”.
Redazione MilanLive.it