Milan, Galliani: “Ci deridevano, io e Berlusconi abbiamo vinto tutto”

Adriano Galliani
Adriano Galliani (©Getty Images)

NEWS MILAN Adriano Galliani dall’aprile 2017 non è più dirigente del club rossonero, passato da Fininvest alla Rossoneri Lux di Yonghong Li. Dopo trentun anni da amministratore delegato, il forzato addio alla società.

Divenuto prima presidente del settore immobiliare Fininvest e in seguito di Mediaset Premium, il 73enne brianzolo è ora candidato al Senato con Forza Italia. Dopo le tante avventure condivise con Silvio Berlusconi in diversi ambiti, adesso è arrivato anche quello politico. Il rapporto tra i due è solidissimo da anni, a dispetto di alcune indiscrezioni che li avevano dati più distanti rispetto al passato.

Galliani, intervistato da TGCOM24 ha parlato della serata che maggiormente lo rese felice: “Il 18 maggio 1994 fu la serata più bella della mia vita. Silvio Berlusconi non poteva essere ad Atene alla finale della Champions League contro il Barcellona vinta 4-0, perché esattamente alla stessa ora ottenne il voto di fiducia al Senato e diventa per la prima volta Primo Ministro. Doppia esultanza, lui premier e Milan campione d’Europa”.

Il momento probabilmente peggiore fu quando a Marsiglia nel 1991 fece ritirare la squadra dal campo, sempre in Champions League, fatto che poi fece squalificare il Milan dalle coppe per un anno: “Sicuramente non lo farei, anche se rimango convinto che giocammo quegli ultimi minuti in condizioni irregolari. Non c’era illuminazione sufficiente e c’era tutto il pubblico attorno al campo. Non erano condizioni normali. Avevamo fatto 1-1 all’andata, stavamo perdendo 1-0 e segnando saremmo andati ai supplementari”.

A Galliani viene poi chiesto del suo addio al Milan, reso obbligatorio dall’avvento di una nuova proprietà cinese che ha messo in società altri dirigenti: “Io ho un rapporto straordinario con Berlusconi dal 1979, a chi mi ha offerto posizioni sia a livello politico di gestione calcio di club ho sempre detto che vedevo la mia vita solo con Berlusconi. Avendo ceduto il Milan, non ero disponibile per affetto verso il club e verso lui ad andare in altra attività. Sono rientrato nel gruppo Fininvest, mi sono occupato per 5-6 mesi di Mediaset Premium divenendo presidente e poi mi sono dimesso per andare in politica. Berlusconi mi vuole in politica perché mi ritiene un uomo del fare”.

L’ex amministratore delegato rossonero prosegue nel raccontare l’epopea berlusconiana nello storico club milanese: “L’apice di Berlusconi al Milan non fu scendere in campo con le coppe, ma il 1° luglio 1987 che è la vera nascita del suo Milan. Quel giorno arrivano Arrigo Sacchi, Marco van Basten, Ruud Gullit e facciamo campagna acquisti. Lui ebbe l’idea geniale di invitare tutto il Milan nel castello di Pomerio in una sorta di ritiro spirituale da venerdì alla domenica. Nel suo discorso finale ci dà una mission, ovvero quella di far diventare il Milan il primo club del mondo. Per farlo dobbiamo vincere lo scudetto 1987-88, la Coppa dei Campioni 1988-89 per poi diventare campioni del mondo nel dicembre 1989. E successe che vincemmo tutto. Ci ignoravano, ci deridevano, ci combattevano e poi abbiamo vinto”.

 

Matteo Bellan

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