NEWS MILAN – Più di qualcuno ha avuto dei sospetti sulla cessione del club rossonero da Fininvest a Yonghong Li. Perplessità legate sia all’iper-valutazione del Milan che alla figura del compratore, senza dimenticare le ‘scatole cinesi’ create.
Oggi La Stampa scrive che sono partite una serie di verifiche per accertare la provenienza del denaro con cui la società di via Aldo Rossi è passata dalla famiglia Berlusconi all’uomo d’affari cinese per 740 milioni di euro (debiti inclusi). Secondo alcune ipotesi investigative, dietro l’operazione ci sarebbe l’intento di schermare il rientro in Italia di una ingente somma di denaro.
La Procura di Milano sta cercando di capire la regolarità di questa transazione. I pm nei giorni scorsi hanno avviato un’inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio. Più volte qualcuno, direttamente o indirettamente, ha fatto capire di ritenere tutta l’operazione un rientro di capitali di Silvio Berlusconi in Italia. Ma dalle verifiche fatte al momento del closing e dai successivi documenti presentati dal legale Niccolò Ghedini era stata dimostrata la lecita provenienza del denaro di Yonghong Li.
Chi doveva controllare la regolarità della transazione ha dato il via libera. Tutto a posto? Pare di no. Infatti, La Stampa spiega che sono emersi nuovi documenti che dimostrano il contrario. Risalendo ai flussi di denaro provenienti da Hong Kong sono spuntate queste perplessità. Ci sarebbero elementi che smentirebbero la regolarità dell’operazione.
La valutazione del Milan, 740 milioni con i debiti, è stata elevatissima e coperta da un pagamento in più tranche. Un prezzo ritenuto subito eccessivo, visto che il club non navigava in buone acque dal punto di vista sportivo e di bilancio (chiusi con pesanti passivi). Berlusconi qualche anno fa aveva già annunciato la volontà di vendere. Prima di Yonghong Li, si era materializzato sulla scena il noto Mr. Bee Taechaubol. Trattativa durata svariati mesi, ma poi risoltasi nel nulla di fatto. Un affare su basi pazzesche, visto che il Milan veniva valutato circa 960 milioni e il broker thailandese avrebbe acquisito con la cordata che aveva alle spalle il 48-49% delle quote garantendo investimenti per il mercato.
Conclusa senza esito positivo la cessione a Mr. Bee, si è passati in seguito ai negoziati con Yonghong Li. Su questo sconosciuto uomo cinese subito molti dubbi, visto che pure in Cina pochi lo conoscono e non si sa l’esatto ammontare del suo patrimonio. Tuttavia, il nuovo presidente del Milan ha sempre mantenuto gli impegni finanziari e garantito una campagna acquisti da oltre 200 milioni. Ciò non è bastato a dissolvere le perplessità sul suo conto. E diverse inchieste giornalistiche hanno continuato a far emergere dubbi. Tutti ricordano quella del New York Times sulle miniere di fosfati, delle quali si era dichiarato proprietario e che invece non risultano essere sue. Adesso c’è l’indagine della Procura di Milano. Qualcosa di più serio. Vedremo cosa succederà. Sperando sempre il bene per i nostri colori rossoneri.
Redazione MilanLive.i