In rossonero tra il 2007 e il 2011, con in mezzo una stagione al Bayern Monaco, Massimo Oddo ha collezionato 80 presenze e 2 gol, ma soprattutto ha vinto Scudetto, Champions League, Supercoppa Europea, Supercoppa Italiana e Mondiale per Club.
Senza contare il Mondiale vinto con la maglia dell’Italia nel 2006. Da qualche anno ha intrapreso la carriera da allenatore e, dopo la promozione in A con il Pescara, oggi Oddo è sulla panchina dell’Udinese. Subentrato a Delneri, sta facendo grandi cose in bianconeri. Oggi ha rilasciato un’intervista al quotidiano Repubblica durante la quale ha parlato dei calciatori attuali, rispetto a quelli del suo periodo: “Oggi il calcio è più business che gioco. Da bambino i miei idoli erano i più bravi: Baresi, Maldini, Van Basten…”.
Un consiglio ai giovani d’oggi, con riferimento anche al caso Radja Nainggolan: “Oggi spesso è un idolo chi fa parlare di sé fuori dal campo, per l’acconciatura o il gossip. Le regole i ragazzi se le devono dare da soli con la loro intelligenza. I social network a volte sono trappole: è appena capitato a Nainggolan. Vanno usati bene. La fama può veicolare comunicazione diversa dal tornaconto personale. Si può provare a fare del bene”.
Un commento anche sull’esclusione della nazionale italiana dal Mondiale 2018 e in generale sul momento attuale del calcio nostrano: “La Nazionale fuori dal Mondiale è una delusione enorme, ma da un certo punto di vista ne sono stato contento, per il bene del calcio italiano. La più grande sconfitta fu la vittoria del 2006: il calcio italiano si sentì il più forte e non avvertì l’esigenza di cambiare, mentre gli sconfitti imboccavano una nuova strada. Spero che si possa ripartire dalla batosta con idee nuove. Chi arriva può avere anche 70 anni, l’importante è che sia nuovo davvero. Serve un blocco unico: chi ha fatto il calciatore, insieme a grandi manager. Una persona sola non basta. Tommasi e Albertini, ad esempio, sono in gambissima, ma ci vuole un lavoro collegiale: è come il sindaco, gli serve la giunta”.
Infine Oddo fa un paragone tra il calcio italiano e quello estero: “Per la preparazione degli allenatori siamo davanti noi. Solo che all’estero ci battono in infrastrutture, economia calcistica, manager, approccio sociale. In Inghilterra trasmettono in diretta solo 4 partite a giornata, eppure prendono il triplo in diritti tv. Le nostre partite a volte sono più belle: il problema non è di spettacolo. Semmai di cornice, con gli stadi vuoti”.
Giacomo Giuffrida – Redazione MilanLive.it