Uno dei giovani più promettenti della Primavera del Milan pare sia Axel Campeol, terzino classe 2000 che sin qui ha fatto vedere grandi cose con la maglia rossonera e quella azzurra della nazionale.
Il milanista ha collezionato oltre 20 presenze con le nazionali giovanili under 16, 17 e 18. Nato a Farra di Soligo, piccolo comune della provincia di treviso, in Veneto, Campeol ha rilasciato una lunga intervista a qdpnews.it durante la quale affronta innumerevoli temi. Anzitutto racconta gli inizi al Milan: “Ho iniziato a giocare al Milan a 12 anni e il primo mese non vidi mai il campo. Finivo sempre in tribuna: dovevo abituarmi a ritmi, campi e giocatori diversi. Da lì in poi ho cominciato a trovare spazio e fino ad ora non ho mai fatto panchina. Maglia numero 3 e fascia da capitano? Mi fa molto piacere ricordare per certi versi Maldini, è un giocatore che ha fatto la storia del calcio italiano e soprattutto del Milan. Ma sono tranquillo perché comunque sia sono Campeol: un giocatore completamente diverso, con altre qualità e debolezze”.
Alex il prossimo 5 marzo compirà 18 anni. Questi il suo pensiero sugli ex compagni, oggi in prima squadra, tra cui Manuel Locatelli e Patrick Cutrone: “Con Locatelli (1998, ndr) giocai un paio di volte quando più piccolo venni convocato in Primavera e mi impressionò per classe e facilità di gioco. Cutrone (1998, ndr) lavora tantissimo e ha un sacco di fame, si intravedeva già il suo potenziale”.
Poi si sofferma maggiormente su Gianluigi Donnarumma. Oltre che delle sue qualità, parla anche delle critiche di media e tifoserie per le note questioni contrattuali: “Donnarumma lo ricordo all’epoca dei giovanissimi nazionali, quando giocavo sotto quota, e già a quei tempi era un mostro. Aveva qualcosa di unico, per non parlare del fisico che era già sproporzionato rispetto alla categoria. Il mondo del calcio è spietato, puoi passare da eroe a colpevole da un giorno all’altro. Si sa poi che la tifoseria del Milan è abbastanza calda. In realtà non mi sono fatto alcuna idea, so solo che Gigio è innamorato del Milan: toccherà a lui e alle parti chiamate in causa mettersi d’accordo. La cosa importante è che continui a fare bene come sta facendo”.
Un parere su Gennaro Gattuso, che lo ha allenato fino a quando lo scorso novembre il mister venne promosso in prima squadra: “In Gattuso vedevo il giocatore di un tempo, che prediligeva la fisicità alla qualità, e pensavo non avrei giocato un minuto. Invece si è dimostrato innanzitutto una bellissima persona: un allenatore così non l’avevo mai avuto e penso non lo avrò mai più. E’ uno che ti dà il cuore e se glielo colpisci ti dice di continuare. Ogni allenamento o partita scendevo in campo con il bisogno di dimostrargli tutta la mia riconoscenza: in quattro mesi mi ha fatto crescere in maniera esponenziale, sia a livello di carattere che di mentalità. Per me è stato un mentore importantissimo”.
Infine un aneddoto su Gattuso e un parere sui giocatori del Milan attuale: “Il secondo giorno di ritiro me lo ricorderò sempre. Dopo una bella giocata, mio malgrado mi sono dimenticato di chiamare l’uomo al mio compagno. Gattuso ha interrotto l’allenamento, mi è venuto faccia a faccia e mi ha urlato cose che non si possono ripetere. Che non dovevo permettermi mai più. Non aveva ancora ripreso nessuno e se l’è presa proprio con me… non sapevo cosa fare, mi veniva quasi da piangere. Chi mi ha stupito? Suso, per velocità e tiro, e André Silva: ha doti fisiche e tecniche impressionanti e credo non abbia dimostrato ancora tutto il suo potenziale. Una volta sono riuscito a rubare il pallone a Suso e mi sono messo a correre per il campo… quello è impossibile da fermare”.
Giacomo Giuffrida – Redazione MilanLive.it