NEWS MILAN – Quando nell’agosto 2016 è spuntato fuori il suo nome, in molti si chiedevano chi fosse Yonghong Li. L’uomo d’affari cinese è comunque riuscito a condurre in porto l’acquisto del Milan, ricorrendo anche a finanziamenti di altri soggetti. Non è mai stato chiaro ufficialmente a quando ammontasse il suo patrimonio.
Il Corriere della Sera – Economia oggi mette in evidenza il fatto che il 48enne proveniente dal Guandong e residente a Hong Kong dal 1994 abbia messo alcune centinaia di milioni di euro suoi sui 740 complessivi necessari per comprare il Milan. Yonghong Li è anche ricorso a un prestito da 308 milioni, garantito dal fondo Elliott Management Corporation. 180 milioni sono serviti per completare il closing e sono a carico della holding Rossoneri Sport Investment Lux, mente 128 sono stati sottoscritti tramite due bond emessi alla Borsa di Vienna e sono finiti direttamente nelle casse del club per il calciomercato e la gestione societaria. Denaro che dovrà essere restituito entro ottobre 2018 con tanto di tassi di interesse.
Il ricorso al finanziamento dell’hedge fund di Paul Singer è stato necessario soprattutto a causa delle restrizioni del Governo di Pechino, che hanno limitato fortemente gli investimenti fuori dalla Cina e di conseguenza messo a repentaglio il progetto di Yonghong Li, ovvero l’acquisizione del Milan tramite un fondo con più soci investitori all’interno. Ma i soggetti da lui coinvolti inizialmente, hanno dovuto defilarsi a causa delle nuove leggi cinesi. La struttura finanziaria pensata dall’uomo d’affari del Guandong è mutata e dunque alla fine ha dovuto acquistare da solo il club.
Il Milan è di fatto in pegno ad Elliott Management Corporation. O meglio, alla Project RedBlack, società veicolo creata creata dallo stesso fondo americano e da Sky Blue in Lussemburgo per questa operazione. Se i soldi non verranno restituiti in tempo, il club rossonero cambierà proprietario e passerà dunque nelle mani del soggetto creditore, il quale a sua volta dovrebbe rivenderlo per riprendersi i soldi persi e magari fare una plusvalenza.
Il Corriere della Sera ricorda che circolano voci sulla ricerca di nuovi soci da parte di Yonghong Li, cosa comunque complicata. Di concreto c’è che il Milan sta trattando il rifinanziamento del proprio debito con alcune banche. Se l’affare andasse in porto, il club potrebbe avere più tempo per restituire il denaro e a tassi di interessi inferiori. C’è poi il progetto commerciale inaugurato con la nascita di Milan China, società creata in Cina per attirare sponsor e dunque far lievitare un fatturato che secondo i piani dovrebbe portare nuovi consistenti introiti.
Nel frattempo l’approvazione del bilancio al 30 giugno, un esercizio di soli sei mesi dato che prima il Milan con Fininvest teneva conto dell’anno solare (gennaio-dicembre) e che con l’avvento della nuova proprietà si è passati all’anno fiscale (1° luglio-30 giugno). E il Corriere della Sera scrive che dell’aumento di capitali estivo da 49 milioni ne sono stati sottoscritti 27 e che il Consiglio di Amministrazione ha una delega triennale per ulteriori 60 milioni.
L’inserto Economia del CorSera punta il mirino sul patrimonio di Yonghong Li, che secondo alcune fonti sarebbe di circa 500 milioni di euro. Una ricchezza considerata non sufficiente per completare un’operazione così importante come quella dell’acquisizione del Milan. Per questo a finanziare l’uomo d’affari asiatico ci sarebbe stata China Huarong, società pubblica cinese di asset management che avrebbe anticipato con triangolazioni offshore parte dei capitali destinati a Fininvest. E noi aggiungiamo pure Haixia Capital, altra società cinese che nel CdA rossonero fa sedere il proprio direttore generale, Lu Bo.
Il quotidiano nazionale nell’affrontare il tema inerente al patrimonio di Yonghong Li scrive: «Fino al 2015 era azionista di maggioranza nella quotata Duolun, ma anche lì (con la minuscola) era tutto in pegno. Un altro asset citato nel curriculum? L’11,4% della Zhuhai Zhongfu (packaging) quotata a Shenzhen che avrebbe un valore di circa 115 milioni. Non viene precisato, però, che è un’azienda passata per una gravissima crisi, da anni non distribuisce dividendi, ha rischiato il default per il mancato pagamento di bond e il delisting per le continue perdite. Il valore oggi è quasi la metà. E poi non viene specificato che in realtà Li ha già venduto da due anni buona parte di quella partecipazione dichiarata. Chissà poi se era sua, perché quell’esatto pacchetto di azioni viene attribuito, secondo alcuni prospetti basati sulle comunicazioni alla Borsa di Shenzen, a un certo Jin Zhong Liu, numero uno della società di packaging e forse anche prestanome di Li».
Di recente Yonghong Li non è apparso sulla classifica degli oltre 2.000 uomini più ricchi in Cina, altro fatto che ha fatto in parte discutere. Ad ogni modo, nonostante alcuni legittimi dubbi sulla sua figura, riteniamo che sia prematuro fare considerazioni negative sul suo conto. Nei prossimi mesi, in base a come si evolverà la situazione in casa rossonera, si potranno fare valutazioni più complete. Per il Milan è sicuramente importante portare avanti i propri progetti sportivi ed economici. Nel frattempo conta anche condurre in porto le trattative per il rifinanziamento, che potrebbero dare un po’ di “ossigeno”. Marco Fassone ha già fatto sapere che la questione Elliott può essere risolta in anticipo rispetto alla scadenza. Aspettiamo nuovi fatti, dopo i già oltre 200 milioni investiti in estate nel calciomercato. Dalla società non trapela preoccupazione.
Redazione MilanLive.it