ESCLUSIVA – La Scala: “Società promossa. Donnarumma? C’è una strategia precisa”

Avvocato Giuseppe La Scala
Avvocato Giuseppe La Scala

L’avvocato Giuseppe La Scala è conosciuto ai tifosi, oltre che per la sua grande passione rossonera, anche  per la sua appartenenza all’Associazione dei Piccoli Azionisti del Milan e le battaglie condotte nei confronti della vecchia società targata Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. MilanLive.it ha voluto intervistarlo per parlare di alcuni temi di attualità.

Inevitabile partire dalla vicenda che vede protagonista Gianluigi Donnarumma. Avvocato, che idea ti sei fatto di tutta questa storia?

C’è un punto di vista di cornice che ripeto da tempo: Gigio è un ragazzo di 18 anni, dovrebbe essere seguito da un lato familiare e uno professionale di particolare qualità. La famiglia è fatta di persone per bene, ma che non ha gli strumenti tecnico-professionali per gestire una vicenda ben più grande di lei. Il lato professionale è coperto da un procuratore noto per la sua abilità nell’ambito del negoziato economico. Ciò va bene se riguarda un giocatore maturo, forse non va benissimo con un ragazzo con vent’anni di carriera davanti a sé e soprattutto un potenziale di qualità comunicative-reputazionali straordinarie. Donnarumma non è uno come gli altri, è una piccola impresa. Il costo dell’ingaggio è niente rispetto a quanto può valere come testimonial e uomo-marketing. Andrebbe assistito da un ottimo avvocato e non solo da un procuratore che negozia come un salumiere. Servirebbero una società di comunicazione e di marketing che studino una strategia accurata, tenendo conto le peculiarità del ragazzo. A Donnarumma manca tutto questo e pochi hanno capito quanto sia importante che lui mantenga l’immagine di supereroe positivo e non assuma quella del mercenario che a 18 anni per lucrare 6 milioni invece che 5 lascia la maglia che ha baciato. Va poi detto che la comunicazione, soprattutto social, sta contando molto in questa vicenda. Io ho sempre detto che c’è una strategia ben precisa perseguita da Raiola, dalla famiglia e dalla precedente gestione del Milan per portare Donnarumma al Real Madrid già quest’anno. Se questa cosa non sta andando in porto è perché i tifosi milanisti hanno fatto sentire attraverso gli strumenti social a giocatore ed entourage cosa significa assumere scelte e comportamenti come quelli che sta assumendo Gigio. Calciatore ed entourage hanno cercato di gestire la cosa, hanno dimostrato di non aver compreso il fenomeno dell’informazione social. Se Donnarumma non finirà al Real Madrid lo dobbiamo ai milanisti che si sono fatti sentire, facendo capire che non è vero che nel calcio di oggi non contano più senso di appartenenza e necessità di avere bandiere. I sentimenti esistono ancora a vanno coltivati. E’ il tifoso che deve immedesimarsi nel calciatore, non questo che deve immedesimarsi nell’agente. Raiola su Twitter scrivendo ‘Donnaraiola’ ha compiuto un errore clamoroso”.

Passiamo alla società. Che bilancio fai di questi primi mesi di nuova gestione Fassone-Mirabelli?

L’amministratore delegato e il direttore sportivo del Milan enunciano i programmi con precisione rendendoli pubblici, raccontano ai tifosi quali sono le loro intenzioni, spiegano a calciatori e procuratori che nell’ambito dei loro programmi c’è tempo per attenderli fino a un certo punto. Si limitano ad applicare canoni della buona gestioni. Con i tifosi hanno capito che pagano trasparenza, autenticità e verità. Fassone e Mirabelli si stanno conquistando un sacco di credibilità. Per anno siamo stati abituati a vedere ipocrisia nella comunicazione del Milan. Altro che Raiola 1 Haters 0. Milan 14 Raiola 0. Penso che i milanisti siano rimasti impressionati dallo stile manageriale, che in realtà è semplicemente buona amministrazione. Ci sono idee, programmazione, onestà e serietà. Quando hanno ingaggiato Guadagnini a capo della comunicazione hanno già acquistato un credito impressionante. Io sto con la società fino a quando dura questo tipo di atteggiamento, si potranno anche fare degli sbagli, basta farli in buona fede. Basta parametri zero, mercato fatto all’ultimo momento, operazioni con i soliti amici e procuratori, super commissioni agli agenti”.

Cosa ti aspetti dalla campagna acquisti del Milan adesso? Arriverà un top player?

Sono convinto che il Milan cercherà di prendere James Rodriguez. Ci sono buoni rapporti con Mendes, il giocatore nel Real Madrid non potrà giocare molto l’anno prossimo e ci sono i Mondiali. James, dopo Cristiano Ronaldo, è quello con più seguito in Cina. E’ un testimonial straordinario. Comunque questa società sa guardarsi attorno in maniera anche brillante e imprevedibile, puntando ad esempio su calciatori come Calhanoglu. Potrebbe essere un acquisto straordinario. Mancano sicuramente uno o due attaccanti, Kalinic non è un top player ma a livello concettuale non sarebbe un acquisto sbagliato. Serve un top player a centrocampo. Ero contento di Biglia, ma se non arriva serve comunque qualcuno che dia qualcosa di più alla mediana”.

Ieri era il compleanno di Paolo Maldini. Hai qualche rimpianto di non vederlo all’interno della società Milan?

Ho la sensazione che quando si è incontrato con Fassone per parlare della possibile collaborazione non c’erano i tempi e i modi per realizzarla. E’ un gran dispiacere per me, perché Maldini non è solo una bandiera del Milan. E’ una persona di spessore umano e professionale elevatissimo. Ha un profilo da dirigente pronto. Chi dice che non ha dimostrato niente sotto questo punto di vista, non tiene conto che si tratta di un personaggio straordinario con qualità di carisma e di direzione strategica impressionanti. Al Milan avrebbe fatto comodo. Spiace che la cosa non si sia concretizzata, ma spero ci sia tempo per rimediare. La stessa cosa dicasi per Demetrio Albertini, altro che è prontissimo a fare il dirigente ad altissimo livello. Il Milan ha bisogno di gente così”.

Fassone e Mirabelli hanno riportato al Milan grandi ex come Abbiati e Gattuso. Come valuti questa doppia operazione della dirigenza?

Il ritorno di Gattuso si innesta in una revisione generale della politica del settore giovanile, dove il Milan ha fatto un repulisti importante. Aver messo Gattuso allenatore della Primavera santifica un passaggio ideale anche. Li vogliono gente con una certa filosofia dell’essere e del comportarsi. Inoltre è stato acquisito un allenatore che ha già molto da dire. Per quanto riguarda Abbiati, è una scelta per far sentire alla squadra la scelta della società a tutti i livelli, anche quelli più prossimi allo spogliatoio. La società ha messo a disposizione un punto di riferimento che faccia da trait d’union tra dirigenza e spogliatoio”.

Nei giorni di quella che sembrava una rottura definitiva tra Milan e Donnarumma qualcuno ha evidenziato la mancanza della proprietà cinese, lontana dalle vicende del club. Cosa pensi in merito?

Nei manuali di management e governance societaria riguardanti le grandi imprese di qualsiasi settore la presenza penetrante della proprietà a condizionare il management è considerato un minus, non un plus. Nel Milan la proprietà è oggettivamente debole e distante, però ha fatto una cosa decisiva nel far rappresentare e gestire il club da manager competenti. Che Yonghong Li si faccia vivo in CdA una volta ogni sei mesi conta assai poco. Manager e amministratori ci sono e fanno un buon lavoro. Poi tra 18 mesi, quando ci sarà da saldare il debito o rifinanziarlo, vedremo se la proprietà è diventata consistente e acquisterà un ruolo nella vicenda. Adesso non ce l’ha e non ne sentiamo la mancanza. Per questa stagione sono state trovate risorse, anche grazie a Fassone, e dunque va bene così. Berlusconi negli ultimi anni è stato un problema per il Milan, avendo anche messo insieme due figure come Galliani e Barbara a gestire il club facendo danni. E’ stata sua responsabilità, così come far declinare il Milan in questo modo. Da 10 anni non era più un valore aggiunto, ma un problema. Sono contento che si sia fatto da parte. Non dimenticheremo i grandi anni che ci ha dato, ma non si può parlare solo di riconoscenza. Bisogna anche considerare i dieci anni mal gestiti”.

Si parla molto del debito contratto da Yonghong Li con Elliott Management Corporation per l’acquisizione del Milan. E’ qualcosa che deve preoccupare?

Io ne ho parlato con soggetti che hanno lavorato a margine dell’operazione. Se Yonghong Li trova i soldi persi per strada anche in seguito alle restrizioni del Governo cinese, pagherà il debito e tornerà ad essere un azionista forte. Se non ce la fa, il Milan passerà a un fondo di investimento importante come Elliott che ha risorse ed è in grado di trovare un compratore nuovo. L’importante è che il club rimanga gestito con continuità e coerenza. Le proprietà vanno e vengono, le squadre invece restano. Se devo scegliere tra proprietà forte con gestione scadente e proprietà assente con gestione di qualità, preferisco questa seconda opzione”.

Come giudichi la comunicazione, anche a livello di media giornalistici, in chiave Milan dopo il closing?

C’è stata una rivoluzione copernicana. Guadagnini ha impostato una comunicazione molto più diretta, il rapporto con i tifosi è immediato, i video di Fassone e delle firme dei nuovi giocatori girano per i social network, si parla con i tifosi attraverso tanti strumenti che ‘disintermediano’ il vecchio giornalismo abituato a fare notizia con le briciole che cadevano dal tavolo dei potenti. Questo crea un problema al vecchio ceto di giornalisti che non facevano più il loro mestiere. La gente in questi mesi ha imparato a distinguere i giornalisti con la g maiuscola da quelli che si accontentano di riempire pagine dando spazio a qualsiasi cosa. E’ un’opportunità per i media che si occupano di Milan”.

Infine parliamo del progetto Radio Rossonera, che ti vede protagonista e che sta ottenendo ottimi riscontri. Come è nato e che obiettivi sono stati prefissati?

Tutto sta procedendo bene, ieri dopo neanche 20 giorni abbiamo toccato i 100 mila ascolti. Per adesso stiamo trasmettendo solo per 3-4 ore al giorno, ci divertiamo molto. E’ tutto nato dall’intuizione di chi è vicino ai blog storici del milanismo critico e ha pensato che fosse il caso di crescere di livello ed effettuare un’operazione dal basso. La radio è di proprietà di una società, la quale a sua volta è posseduta in maggioranza da un’associazione di 1899 tifosi che versano 50 euro ciascuno, ottenendo in cambio una copia dello statuto del Milan e un libro sulla nascita del club. E’ bello, siamo in contatto con i tifosi, che ci scrivono e che potranno a breve intervenire al telefono in diretta. Puntiamo a essere un riferimento per i tifosi che vogliono trasparenza, verità, analisi, sincerità e autenticità. Tutte cose che i social network premiano. Il 10% degli ascolti quotidiani viene dall’estero e ambiamo anche a fare trasmissioni in lingua straniera”.

 

Matteo Bellan

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