MILAN NEWS – La decisione è presa, definitivamente. Gianluigi Donnarumma lascerà il Milan senza rinnovare il proprio contratto; una scelta dietro la quale per tutti c’è lo zampino di Mino Raiola, il suo agente tanto discusso e criticato.
La Gazzetta dello Sport oggi ha raccolto le sue complete confessioni, le sue verità che chiariscono i motivi di tale strappo quasi totale: “Mi prendo io tutte le colpe, ma lascino in pace Gigio. Sono arrivate addirittura minacce di morte alla sua famiglia, è incredibile. Ho sbagliato a non fermare subito questa macchina infernale. Perché tutta quella fretta? Tante pressioni? E il diktat del 13 giugno? Con quel martellamento non potevamo dire sì. Non c’erano i presupposti per un’intesa. Avevamo chiesto tempo e discrezione per lasciare Gigio sereno. Il Milan ha informato la stampa di ogni passaggio. I risultati si sono visti”.
Ora Raiola è in cima alla lista delle persone poco gradite dai tifosi milanisti, ma l’agente non se ne fa alcuna colpa: “Sono abituato. Purtroppo, però, è successo dell’altro. Una parte dei tifosi s’e messa contro Gigio e la società non l’ha tutelato. Lo striscione sotto la sede non è stato rimosso, così come non gli è mai stata espressa solidarietà. E ora Gigio è triste. Gigio inizialmente era convinto di restare al Milan, anche perché ricordo che a 14 anni scelse lui questi colori, dopo i contatti con l’Inter, nonostante la sua famiglia lo sconsigliasse dopo la delusione per la cessione del fratello Antonio. Gli ultimi tempi, però, sono stati tremendi. In particolare lo ha colpito quella frase di Mirabelli: se non firmi vai in tribuna. Vediamo che succede ora, ma qui c’è puzza di mobbing. Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”.
Sul futuro di Donnarumma invece si sa ancora ben poco, visto che Raiola ha anche smentito i rumors di un accordo con il Real Madrid: “Assolutamente no. Anzi, che si sappia: per andare a Madrid non ho bisogno di Galliani. La verità è che lo cercano in tanti, come già a 16 anni. Invece lui preferì il suo Milan. Il Milan era in vendita da due anni con tre diversi acquirenti. Così già un anno fa ho rifiutato il dialogo con Galliani, e lui mi ha rispettato. Era mio dovere prendere tempo perché c’era poca chiarezza sul destino del club. E io dovevo tutelare il mio assistito sul futuro tecnico. La Juve? Non ho parlato con Gianluigi di questa opportunità. Anche perché io non apro la porta a nessuno. Marotta ha il dovere per i suoi azionisti di cercare il meglio, ma credo che Gigio, per rispetto del suo Milan, non abbia in testa i bianconeri. E lui non ha prezzo”.
Infine una ultima frecciata ai dirigenti milanisti e ai rapporti che rischiano di deteriorarsi per sempre: “Mancavano ancora quattro partite alla fine del campionato, eppure Mirabelli ha cominciato a stressare Gigio. C’è stato un momento in cui il ragazzo lo evitava a Milanello. Lo hanno trattato come un asset non come una bandiera. Per lusingarlo sono arrivati a dirgli: firma, poi se vuoi andare via… Ma non lo hanno lasciato sereno. In una grande società questo non avviene più, mi ricordo certe scene tanti anni fa in piccole realtà del Sud. Non discuto la persona, ma i suoi metodi. Ad esempio nessuno nota che Conti ha minacciato di non presentarsi agli allenamenti dell’Atalanta per dire sì ai rossoneri. Gigio, invece, è sempre stato al suo posto, non ha mai avuto pretese economiche. E poi se hai in casa un top player come lui perché vai ad offrire il doppio o il triplo ai Morata o agli Aubameyang? Non è coerente”.
Redazione MilanLive.it