MILAN NEWS – Gennaro Gattuso è stato uno dei giocatori più importanti del Milan del ciclo targato Carlo Ancelotti. Un mediano dotato di grande grinta, spirito di sacrificio e senso di appartenenza. Giocatore che è stato spesso di esempio, tranne quando per esempio prese per il collo Joe Jordan. In generale si può dire poco di negativo su di lui.
Oggi allena il Pisa in Serie B, dopo averlo guidato alla promozione dalla Lega Pro nella scorsa stagione. E’ stato intervistato da La Gazzetta dello Sport e ha spiegato che regalo vorrebbe fare a Silvio Berlusconi dopo la fine dei suoi 31 anni da proprietario del club «Per fare un regalo al presidente. Indosserei la maglietta bianca, quella delle finali e delle grande occasioni, i pantaloncini, i parastinchi. E poi via, in campo: con Paolo, Billy, Andrea, Pippo. Noi, il Milan. Per salutare Berlusconi e per vincere il derby. Il problema è che dopo cinque minuti sarei morto: ma in quei cinque minuti presserei anche gli steward e i tifosi».
A proposito della cessione della società di via Aldo Rossi da Berlusconi ai cinesi, Gattuso si è così espresso, ricordando quanto di buon fatto dall’ex proprietario: «Suona strano. Aveva costruito una macchina perfetta. Il segreto non era solo prendere i campioni, ma aver organizzato tutto nel modo migliore. Tu dovevi pensare solo a non dimenticare le scarpe, per il resto c’era la società». A suo avviso l’ormai ex patron è stato fermato dalla famiglia nelle ambizioni e costretto a vendere: «Credo che avrebbe voluto riportare in alto il Milan, ma per la sua famiglia le priorità sono altre e si è dovuto adeguare».
Inevitabile chiedere al grande Rino dell’avvento dei cinesi, che da giovedì 13 aprile sono i nuovi proprietari del Milan. In particolare Yonghong Li, che ha messo dei connazionali in società, però alla fine risulta essere l’unico vero investitore dell’operazione. Gattuso a tal proposito ha detto: «Solo il tempo darà le risposte. Anche all’Inter c’era preoccupazione ma adesso sono tutti soddisfatti e si parla di progetti e acquisti importanti. Però ai cinesi una cosa voglio dirla: il Milan deve stare nel suo habitat naturale, ossia l’Europa. Non può rimanere fuori dalle coppe. Questo deve essere il primo passo. E poi si deve pianificare partendo da quanto di buono è stato fatto quest’anno grazie al lavoro di Montella. Per la prima volta dopo tanto tempo è stata seguita una strada chiara e infatti i risultati stanno arrivando».
Si parla poi dell’importanza dello spogliatoio, che negli anni del Milan vincente era composto da grandi campioni con personalità e carisma. Poi col tempo le cose sono cambiate, ma avere un certo tipo di gruppo è fondamentale per vincere: «Nel calcio ci sono pochi segreti per ottenere risultati. Uno è rappresentato dallo zoccolo duro delle squadre: valeva per noi all’epoca come per la Juve adesso. Io vedevo Maldini e Costacurta che si arrabbiavano per una partitella persa e mi adeguavo. Imparavo solo osservandoli. Al Milan il gruppo storico si è sciolto all’improvviso e così la ricostruzione è stata più difficile».
A Gattuso viene chiesto qual è il derby che ricorda con più piacere e poi lui spiega qualche aneddoto dell’esperienza meravigliosa che ha vissuto lui in rossonero, per far capire che atmosfera ci fosse allora: «Potrei dire le battaglie nella semifinale di Champions del 2003 o il mio assist a Kakà. Ma preferisco ricordare il rispetto che c’era tra Milan e Inter. Una grande rivalità, tanti duelli duri, ma nessuna bastardata. Sono stati anni intensi e meravigliosi. Dopo ogni vittoria se ne cercava un’altra: era la mentalità del mio Milan».
Si passa poi ai pronostici del derby Inter-Milan delle 12:30 di oggi: «Chi perde saluta l’Europa. E quindi spero che vinca il Milan anche se l’Inter è ferita e quindi ancora più pericolosa».
Come detto in precedenza, Gattuso oggi allena il Pisa ma è inevitabile che l’approdo sulla panchina rossonera possa essere uno dei suoi sogni per il futuro. Ma non vuole bruciare le tappe: «Io sto facendo il mio percorso e ne sono fiero. Poi vedremo quello che accadrà. Se mi dovessero chiamare sarebbe impossibile dire no al Milan, anche perché questo club è sempre stato nel mio cuore. Da ragazzino applaudivo le loro Coppe Campioni, da uomo le ho alzate con quella maglia».
Redazione MilanLive.it