MILAN NEWS – In questi giorni Ruud Gullit è stato in Italia per la presentazione del suo libro ‘Non guardare la palla’ e ha sostenuto molte interviste. La carriera dell’ex campione olandese è legata soprattutto al Milan, con cui ha vinto e segnato tanto.
Lui è stato tra le stelle della storica squadra di Arrigo Sacchi, ricordata ancora in tutto il mondo per il calcio che praticava. Gullit nell’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport si è così espresso sul suo ex allenatore: «Sacchi era avanti, un maestro dell’organizzazione. Il segreto è ripetere gli esercizi in allenamento. Noi attaccavamo in 11 contro 6, con solo i quattro difensori e i due centrocampisti centrali, e non facevamo mai gol. Poi Sacchi toglieva i due centrocampisti e non segnavamo neanche 11 contro 4: quella difesa era organizzatissima, potevi solo tirare da lontano».
In quella formidabile squadra c’erano tanti campioni, compresi altri due olandesi come Marco van Basten e Frank Rijkaard. A Gullit viene chiesto cosa avesse lui in più rispetto ai due connazionali: «I capelli! Marco era un grande attaccante, egoista come un attaccante deve essere. Frank più riservato, ma per noi aveva anche umorismo. Il più talentuoso però era Maradona e il più matto Seba Rossi, il pescatore».
Ruud ha avuto modo di raccontare un aneddoto riguardante la partita degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni giocata a Belgrado contro la Stella Rossa nel novembre 1988: «In campo Donadoni prende quel colpo e gli altri pensano sia quasi morto. All’intervallo negli spogliatoi sentiamo un annuncio con l’altoparlante in slavo, poi i fischi del pubblico. Quando l’altoparlante ripete in italiano, capiamo: lo speaker ha detto che Donadoni è fuori pericolo e i tifosi hanno fischiato questo. Ci ha dato una rabbia, una carica, abbiamo vinto anche per questo. Alla fine, quando un loro dirigente è venuto sul nostro bus per scusarsi, lo abbiamo mandato via».
Redazione MilanLive.it