MILAN NEWS – Fra i tanti campioni che hanno vestito la maglia del Milan a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 c’è sicuramente Pierino Prati. Attaccante d’altri tempi, ma al tempo stesso moderno.
Martedì compirà 70 anni e per festeggiare ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. L’ex calciatore anche di Roma e Fiorentina ha raccontato i suoi primi momenti in rossonero: “Liedholm e Cattozzo mi promossero al primo provino. Avevo 12 anni e segnai 6 gol a San Siro, in un’esibizione che precedeva Milan-Juventus. Sognavo la prima squadra, ma a 18 anni mi mandarono in prestito a Salerno. Un anno dopo l’esordio in A con Silvestri, ma davanti c’erano Amarildo e Sormani e così a novembre altro trasferimento a Savona. Poi a luglio arrivò Rocco, che mi volle conoscere subito“.
Fondamentale per lui è stato l’appoggio di Nereo Rocco. Ecco il racconto del loro primo incontro: “Avevo i capelli lunghi, pantaloni a zampa d’elefante, camicia a fiori, in stile “beat” come si diceva allora. Rocco mi squadrò, poi disse: “Io aspettavo un calciatore, non un cantante. Portatemelo via”. Mi allontanai scoraggiato, ma Rocco scherzava. Mi richiamò subito e incominciai ad allenarmi con i titolari“.
E che feeling con Gianni Rivera: “Tantissimo. Ci trovavamo a occhi chiusi, aveva un computer in testa, era il più forte della mia generazione. Se fosse stato inglese o tedesco avrebbe vinto tre Palloni d’Oro, non uno“. Un attaccante simile a lui è Gianluca Lapadula. Prati commenta così: “Mi piace molto. Sembra incavolato nero perché attacca tutti, ma deve stare attento a non consumare troppa benzina, perché poi rischia di sbagliare sotto porta. Però non mi assomiglia. Io partivo da sinistra. Mi rivedo in Belotti, Immobile o Borriello“.
Redazione MilanLive.it