In questi giorni il tema inerente la cessione del Milan è tornato fortemente alla ribalta. Si sono susseguite molte indiscrezioni e si attende di capire ufficialmente lo stato delle cose.
I tifosi rossoneri sono impazienti di vedere come si evolverà questa vicenda. Tutti auspicano che il tanto atteso closing avvenga e che si possa aprire un nuovo positivo capitolo nella storia del club. Per parlare di questo tema abbiamo di recente intervistato Luca Pagni di Repubblica, mentre oggi abbiamo interpellato Pasquale Campopiano del Corriere dello Sport. Uno dei principali giornalisti che da mesi sta seguendo tutti gli sviluppi dell’operazione.
Partiamo da China Huarong, società finanziaria che hai indicato ieri come possibile investitore della cordata cinese. Cosa ci dici su questo soggetto?
“E’ una società molto importante ed è interamente di proprietà dello Stato cinese. La sua provenienza è di rilievo, perché fa un po’ cadere tutti quei dubbi sulla presenza dello Stato cinese nell’operazione. Abbiamo una prova che Pechino ha appoggiato l’affare. Il fatto che io abbia lanciato questo nome e non sia stato smentito, mi conforta. Mi fa capire che qualcosa di vero c’è. Sulla base delle mie informazioni delle conferme le ho. Anche altri quotidiani ne stanno parlando. Questa azienda non è grande solo per il fatturato, che è il doppio di Fininvest, ma soprattutto per gli asset (118,5 miliardi). La potenza di questa società non è in discussione. Resta da capire con quali quote e quali capitali parteciperà all’acquisizione, cose che sapremo nelle prossime settimane quando si alzerà il velo su tutto. China Huarong è specializzata nella ristrutturazione e rivalutazione di asset per poi rimetterli sul mercato e guadagnarci. Il Milan per loro può essere perfetto, visto che è un brand mondiale che negli ultimi anni è calato. La presenza di questo soggetto può essere importante sotto il profilo del bilancio, perché può avere idee precise su come rilanciare il marchio rossonero in futuro”.
Prima di menzionare China Huarong, avevi parlato pure di TCL (The Creative Life). Cosa ci dici invece di questa società?
“Quando ho lanciato questo nome è perché ho avuto forti rassicurazioni sulla sua presenza nella lista della Sino-Europe Sports presentata a Fininvest ad agosto. Quella lista è fluida, ovvero qualcuno poteva uscirne se non convinto dal progetto. Ciò che posso dire ai tifosi è che Fininvest ha chiesto che 2-3 nomi importanti restassero, perché non vuole vendere il Milan a un piccolo soggetto che non possa rilanciarlo. Ha chiesto garanzie e che determinati nomi ci fossero. TCL Corporation può essere uno di questi. Differentemente da China Huarong, che è statale e la immagino come garante dell’operazione che può uscirne al momento di ricavare il margine di guadagno, quest’altra è un’azienda privata (seppur con partecipazione pubblica) che potrebbe farne pure un discorso commerciale. Vende prodotti elettronici e sono terzi produttori al mondo di televisori. Potrebbe entrare inizialmente con una piccola quota e poi rilevarne una maggiore in futuro. Per ora non ci sono smentite su TCL”
Rispetto a Baidu ed Evergrande, altri grandi nomi emersi in estate e poi non risultati nell’operazione, con China Huarong e TCL senti di avere maggiore sicurezza in merito alla loro partecipazione all’operazione Milan?
“Faccio una premessa, dicendo che pure io ho commesso degli errori nella fase di ricostruzione e racconto di questa storia complicata. Ma sono stati commessi in buona fede. Se ho fatto certi nomi è perché delle mie fonti riservate me li avevano fatti. Questa volta sono più sicuro, perché quella era una fase di lancio dell’acquisizione del Milan e forse certi nomi venivano fatti dagli advisor come esca per Fininvest, mentre ora c’è una lista concreta consegnata. Mi sento molto più sicuro adesso. I nomi sono più attendibili”.
Perché in questi due anni in chiave Milan si è sempre parlato di cordate dai membri misteriosi, mentre con altri club il compratore è emerso quasi subito chiaramente?
“Sono tipi di operazione differenti. Il tipo di acquisizione fatto dall’Inter è qualcosa di molto più semplice rispetto a quanto sta avvenendo per il Milan. Nel caso nerazzurro c’è un gruppo privato come Suning che ha chiuso in breve tempo. Nel caso rossonero siamo di fronte a un fondo. La difficoltà nasce dal fatto che, essendoci una pluralità di nomi coinvolti l’operazione è rimasta segretissima fin dall’inizio. Poi va detto che è coinvolto un mondo come la Cina, poco propensa a venire allo scoperto prima di avere le autorizzazioni. C’è stata confusione quando la cordata si è spaccata, con Galatioto e Gancikoff che sono usciti dall’operazione insieme ad alcuni investitori. Se non fosse avvenuto, ai primi di agosto avremmo avuto tutti i nomi. Ma adesso siamo giunti a una fase in cui è tutto più delineato e chiaro. Con l’uscita dei nominativi di alcuni soggetti probabilmente coinvolti sta diventando pure una vicenda più trasparente. Non ci sono dubbi, il Milan sarà venduto tra un mese e il closing lo metto poco in discussione adesso. Comunque i nomi che sto rivelando c’erano già nella lista iniziale, quella di Galatioto, il quale è dispiaciuto per non aver portato a termine l’operazione”.
Confermi il viaggio di Marco Fassone in Cina per lunedì?
“Non confermo, perché in realtà queste sono settimane in cui si stanno decidendo le cose e il calendario non è stato ancora stilato. Inizialmente mi risultava che Fassone dovesse andare in Cina, ma poi è emersa la possibilità che i cinesi vengano per Milan-Juventus. Si sta ancora decidendo il calendario ancora. Ed è pure possibile che loro non vengano in Italia, ma quello che sembra certo è che attorno al 20 ottobre se Fassone non va là e loro non vengono qua, i tifosi del Milan devono stare tranquilli perché saranno comunicate delle cose importanti. Accadrà qualcosa e avremo la situazione più chiara. Possono esserci dei comunicati, non è necessaria la presenza fisica”.
Cosa manca per giungere al tanto atteso closing?
“Al closing manca davvero poco. Da ciò che so non è un problema di soldi. La Sino Europe ha già chiuso il pacchetto di acquisizione del Milan. E’ solo una questione di organizzazione dei tempi, anche perché le autorizzazioni da ricevere sono sia italiane che cinesi. Se Sino Europe si è organizzata in Cina, poi deve presentare in modo trasparente la lista degli investitori anche alle autorità italiane. Siamo ai dettagli. Fininvest sta aspettando serenamente. Il messaggio da lanciare ai tifosi è di grande serenità in un momento in cui le voci negative sono svanite. Resta da capire cose avverrà dopo il closing, che dovrebbe avvenire verso metà novembre. Tutto sta andando come deve andare, non c’è nessun allarmismo. Ma c’è curiosità di vedere cosa accadrà successivamente. Bisognerà vedere i progetti futuri”.
Per il mercato di gennaio cosa dobbiamo attenderci?
“La campagna acquisti dipenderà dalla situazione di classifica del Milan al 31 dicembre. Se la squadra sarà in zona Europa, in una posizione importante, mi è stato confermato che ci saranno degli investimenti. Se invece sarà lontana dalle coppe europee, i cinesi si concentreranno sull’estate. Il budget che sarà utilizzato per il mercato viene dai 100 milioni che arriveranno dopo il closing, soldi che rappresentano l’anticipo sui 350 totali di investimento per il triennio promessi a Berlusconi. Denaro che serve a mantenere in vita il club, visto che costa e perde annualmente molto. Da quella somma ne può essere presa una parte per fare mercato, in base alla classifica”.
Sulla vicenda riguardante Paolo Maldini che idea ti sei fatto?
“E’ stata la scelta di un uomo libero e capisco il suo pensiero. Però ha perso una grande opportunità. E quando nel comunicato che ha fatto parla di ‘sogno svanito’ non sono d’accordo. Perché se sei tu a non scegliere di partecipare a quello che potrebbe essere il sogno della tua vita, è una tua decisione. Il sogno non si realizza per sua scelta e non per colpa di altri. Alternative a Maldini? Non credo. Per i cinesi le bandiere del calcio sono Maldini, Del Piero, Totti e Zanetti. Ovviamente anche Baresi, che è già al Milan. Su Ambrosini e Albertini non ho segnali per adesso. Credo che l’area tecnica sarà scelta con altri manager”.
A tuo avviso Fassone e Mirabelli sono gli uomini giusti per il Milan?
“Secondo me parlano i fatti. Da quando è stato firmato l’accordo preliminare, i tifosi del Milan hanno visto il lavoro di Fassone, ora advisor dei cinesi e futuro amministratore delegato e direttore generale del club. La situazione va come deve andare. La comunicazione è migliorata tantissimo, perché il coinvolgimento di una società come la Community Group di Auro Palomba ha dato una serie di certezze ai tifosi, che fino a un mese fa non c’erano. Prima si brancolava nel buio, mentre ora se Maldini parla c’è la Sino Europe che risponde. Questo lavoro non si discute e il bilancio di Fassone è positivo finora. Il lavoro di Mirabelli lo scopriremo. Dalle informazioni che ho è che si tratta di un uomo di calcio, ha fatto la gavetta e venendo dal basso ne ha viste di tutti i tipi. All’Inter stava facendo bene. Gente come Brozovic e Perisic è legata al suo nome. I milanisti non devono essere prevenuti, ma aspettare per giudicare il suo lavoro”.
Si è parlato di una possibile permanenza nel Consiglio di Amministrazione del Milan. Hai conferme?
“Secondo me dopo il closing dirà addio al Milan. Ne sono abbastanza convinto, anche se può sempre accadere di tutto. Se rimanesse, sarebbe una presenza ingombrante per la nuova dirigenza, che si ritroverebbe a confrontarsi con lui. Berlusconi presidente onorario sarebbe invece una figura di protezione del Milan che si può accettare”.
Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)