MILAN NEWS – Non potevano mancare le parole di Arrigo Sacchi nel giorno dell’80° compleanno di Silvio Berlusconi. Allenatore fortemente voluto dal presidente nel 1987 e poi condottiero di grandi vittorie in Italia e soprattutto in Europa. E’ stata La Gazzetta dello Sport a interpellarlo.
Il ‘Maestro di Fusignano’ ha così parlato del primo dialogo avvenuto con il patron del Milan: «Dopo un’amichevole: un minuto, non di più. Mi ha detto: “la seguo”. La prima volta che mi ha chiamato ad Arcore, pensavo volesse parlare di Mussi, Bianchi, Bortolazzi o qualche nostro giovane». E quando ha capito che sarebbe stato ingaggiato come tecnico: «Ho detto “O siete geni, o siete matti. Datemi il contratto e firmo in bianco, tanto faccio un anno e poi smetto”. Mi hanno dato meno dello stipendio di Parma e scherzando lo ricordo sempre a Galliani. Però Berlusconi mi ha cambiato la vita».
Berlusconi spesso viene considerato un presidente troppo critico con gli allenatori, ma per Sacchi non era così: «Mi ha sempre ascoltato e mai criticato, anche il giorno in cui ho lasciato in panchina Van Basten. La trattativa più difficile, per Carlo Ancelotti. Il medico del Milan diceva che aveva un’invalidità al ginocchio del 20% ma chiesi a Berlusconi di prenderlo comunque, perché con lui avremmo vinto lo scudetto. Alla fine, mi ascoltò: “Agli ordini”».
E anche sulle formazioni è stato spesso narrato che il Cavaliere volesse proferire parola. Ma Arrigo smentisce: «Ci sentivamo tutti i giorni ma non mi ha mai chiesto di far giocare un giocatore. Con me è stato molto democratico e non mi ha mai tolto autonomia. Quando ero in difficoltà, il primo anno, fece un discorso alla squadra per difendermi: “Questo è l’allenatore che ho scelto. Chi lo seguirà, resterà qui. Chi non lo seguirà, andrà via”. Trenta secondi, i più efficaci che abbia mai sentito».
Infine Sacchi racconta come andarono le cose con Claudio Borghi, giocatore che Berlusconi voleva fortemente. Invece l’allora allenatore del Milan si oppose e fece comprare Frank Rijkaard. Queste le sue parole: «Io non ero d’accordo perché Borghi si era allenato con noi, sapevo che era un pessimo professionista. Andai da lui, era con Craxi: “Presidente, se vinciamo lo scudetto, Borghi non viene”. Lo vincemmo».
Redazione MilanLive.it