ESCLUSIVA – Pagni (Repubblica): “Cessione Milan ai cinesi, la verità sull’operazione”

Luca Pagni
Luca Pagni

Uno dei temi più caldi in casa Milan è senza dubbio quello che riguarda la cessione ai cinesi. Da mesi si parla di questo argomento e i tifosi sono in attesa di sapere se l’operazione si chiuderà.

Il contratto preliminare di vendita è stato firmato a inizio agosto da Fininvest e dalla Sino-Europe Sports Investment Management, società veicolo creata dai cinesi. Subito sono stati versati i primi 15 milioni della caparra e un mese dopo gli altri 85. La holding della famiglia Berlusconi ha così ricevuto 100 milioni e attende gli altri 420 per concludere l’affare. Il tanto atteso closing dovrebbe avvenire per metà novembre. Le parti hanno assicurato che tutto procede positivamente e non ci sono intoppi. Alcune fonti hanno rivelato la presenza di documentazione falsa presentata dalla cordata, ma sono subito arrivate smentite.

Per parlare in modo più approfondito della cessione del Milan, la redazione di MilanLive.it ha intervistato Luca Pagni, giornalista del quotidiano La Repubblica che ha seguito la vicenda in questi mesi.

Cessione Milan: MilanLive.it intervista Luca Pagni

Partiamo dai giorni immediatamente precedenti la firma del contratto preliminare di agosto. Cosa successe?

“La ricostruzione esatta non è possibile farla e se ne dovrebbe sapere di più quando sarà firmato il contratto definitivo. Sicuramente c’era una cordata che stava lavorando da più di un anno sull’acquisto del Milan e ha dovuto aspettare che si facesse da parte Mr. Bee Taechaubol.  Fininvest, però non era convinta della cordata anche perché aveva ricevuto indicazioni contraddittorie. Dei manager sono andati in Cina e si sono accorti che alcuni soci della cordata non avevano raccontato tutto e che qualcosa non tornava. Di conseguenza un’altra parte dei soci si è staccata ed è intervenuto il Governo come garanzia, sono stati presi nuovi advisor come la banca d’affari Rothschild e sono stati cambiati gli studi legali. Nel giro di pochi giorni si è poi firmato il contratto. A mio avviso è stato importante l’ingresso come garanzia del fondo di investimento del Governo di Pechino. Quindi c’è stato uno scontro all’interno della cordata, una parte è risultata vincente ed è riuscita a chiudere l’operazione con delle garanzie politiche ed economiche alle spalle. Infatti in poche settimane i primi 100 milioni sono stati versati”.

Veniamo a Sal Galatioto e Nicholas Gancikoff, due personaggi chiave della trattativa inizialmente e che poi ne sono usciti sicuramente male dalla vicenda. E’ strano che finora non abbiano preso posizione per spiegare come sono andate le cose?

“Erano gli advisor della cordata perdente e quindi sono usciti di scena. Probabilmente non sono stati del tutto trasparenti nei confronti di Fininvest. A un certo punto, quindi, sono stati cambiati i consulenti della trattativa. Bisognerebbe chiedere direttamente a Galatioto e Gancikoff la loro versione, ma non rispondono ai giornalisti per adesso”.

Fininvest e Sino Europe Sport hanno ribadito che il closing avverrà entro fine anno. C’è chi dice che manchino i soldi e chi invece parla di problematiche burocratiche legate alle autorizzazioni delle istituzioni cinesi. Cosa manca per giungere al closing?

“Le autorizzazioni da parte delle istituzioni cinesi sono sempre un po’ complicate in questi casi. Questo è un aspetto di carattere burocratico ed è vero che si sta ancora lavorando per ottenerle tutte. C’è poi un’altra questione. La Sino Europe Sports costituirà una società che si chiama Rossoneri e poi costituirà un’altra chiamata Rossoneri Lussemburgo, la quale comprerà il Milan. Tutte queste società sono in via di definizione, quindi anche qui c’è un aspetto burocratico da considerare. All’interno del fondo Sino Europe Spors si stanno definendo le quote dei vari soci. La notizia delle ultime ore è che sono subentrati degli investitori finanziariamente più solidi e che prenderanno quote maggiori. Quindi si sta riformulando la composizione societaria. Se ne saprà di più ad ottobre, quando alcuni investitori cinesi verranno in Italia per incontrare Berlusconi. Quindi si sarà chi sono. Non ci sono problemi finanziari, di soldi. Si lavora per fare tutto entro metà novembre, così da completare l’affare in vista del derby del 20 contro l’Inter”.

Il fatto che l’identità dei compratori cinesi non sia ancora emersa completamente fa sorgere dubbi e preoccupazioni. Si potranno sapere alcuni nomi prima del cl0sing?

“L’incontro con Berlusconi può far venire alla luce dei nomi. Comunque bisogna rendersi conto che si tratta di una realtà completamente diversa dalla nostra, con mentalità e regole differenti. Si tratta di due mondi che si incontrato, Europa e Cina. In ambito Milan lo sviluppo commerciale sarà seguito direttamente dai cinesi, mentre quello sportivo sarà gestito da figure europee. Suning ha preso l’Inter per sviluppare la propria catena di prodotti in Europa, dunque il club è un veicolo. Invece la cordata che sta comprando il Milan vuole sviluppare il marchio rossonero in Cina e in generale in Oriente. Sono due filosofie e due operazioni diverse. Il Milan è uno dei cinque club con più tifosi in Cina, dunque c’è dietro una grande operazione commerciale. Quello rossonero è un brand mondiale che può essere rivenduto ad aziende cinesi. Sono già previste delle sponsorizzazioni ricche, che permetteranno di tenere i conti in attivo”.

Con l’arrivo dei cinesi al Milan cosa bisogna attendersi per il mercato di gennaio?

“Ai cinesi piace il progetto di una squadra di italiani e di giovani per ricostruire. E’ ovvio poi che per vendere il prodotto, ottenere sponsorizzazioni e fare una commercializzazione aggressiva serve che il Milan torni in Champions League e che ci siano dei giocatori famosi in squadra. Non credo che ci saranno grandi acquisti a gennaio, a meno che non ci sia un campione disponibile a cifre in linea con l’equilibrio di bilancio. Deve dunque verificarsi un’occasione. Altrimenti, gli investimenti ingenti saranno destinati al mercato estivo 2017. L’obiettivo primario, intanto, è almeno l’Europa League e dovrebbe essere fattibile”.

Marco Fassone lavora per mettere una bandiera in società. Si parla di Paolo Maldini con insistenza. Ci sono chance concrete di un suo ritorno?

“Lui è favorito su Albertini e Ambrosini. Gli piacerebbe tornare. Non credo sia ancora stata intavolata una trattativa vera, ci sono stati solo messaggi diplomatici tra le parti. Devono capire bene come lavorare insieme senza pestarsi i piedi, considerando pure che è già stato individuato in Mirabelli il prossimo direttore sportivo. E’ importante riuscire a lavorare bene insieme e per farlo è necessario definire i ruoli e i relativi poteri. Fassone non vuole Maldini come uomo-immagine, però devono ancora parlarsi direttamente”.

Conferma che nel progetto dei cinesi figurano la quotazione in Borsa e la costruzione di un nuovo stadio?

“Sì, confermo. Tutto il progetto è partito per arrivare a una quotazione in Borsa nel giro di quattro anni. In quest’ottica è importante arrivare ad avere presto un bilancio in pareggio o in attivo, pertanto le sponsorizzazioni giocano un ruolo chiave. Sullo stadio di proprietà il Milan ci lavorerà sicuramente”.

Che idea si è fatto in merito alla questione della presunta documentazione falsa presentata dai cinesi a Fininvest?

“Io ho scritto che a un certo punto Fininvest ha smesso di cercare questi eventuali documenti. Anche perché forte dei 100 milioni ricevuti, che rappresentano una penale nel caso in cui i cinesi facessero fallire l’operazione. Io non ho mai visto nessuno che butta via 100 milioni. Mi hanno ricostruito la vicenda rivelandomi che qualcuno della cordata precedente ha dato garanzie riferite a una banca che in realtà non aveva firmato niente”.

Alla fine il tanto atteso closing ci sarà oppure c’è qualcosa che può farlo ancora fallire?

“A me e al mio collega Enrico Currò non risulta alcun segnale negativo, contrario al closing. Si va avanti. Dunque a metà ottobre Fassone va in Cina, poi verso fine ottobre i soci vengono da Berlusconi e a metà novembre closing. Queste dovrebbero essere le tappe”.

 

Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)

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