Paolo Maldini il 23 maggio a La Repubblica ha dichiarato: “L’ultima volta che ci siamo visti ho detto a Berlusconi che se ci sarà la possibilità di ridare qualcosa al Milan, che tanto ha dato alla famiglia Maldini, io ci sarò. Ma servono condivisioni, serve che mi accettino per come mi conoscono“. Silvio Berlusconi ieri a Telelombardia, interpellato sul un ritorno dello storico numero 3 rossonero in società, ha invece risposto: “Io non credo che sia disponibile, perché è entrato come socio in una società in America, quindi credo che si sia tracciata una strada che lo vede americano“.
Il presidente deve essersi dimenticato, o ha finto di dimenticare, quelle parole di Maldini e ha fatto capire in maniera indiretta di non volerlo tra i piedi. I motivi ufficialmente non si conoscono, ma è probabile che una figura come quella di Paolo venga considerata ingombrante, anche perché non manovrabile a proprio piacere. Chi pensa autonomamente con la propria testa dalle parti di Milanello spesso non è ben visto.
Ma sul ritorno in società della leggenda del Milan nessuno si è fatto illusioni, abbiamo visto che in questi 30 anni al comando sono rimasti Berlusconi e Adriano Galliani. Fino a quando non verrà cambiata proprietà è impensabile immaginare un nuovo organigramma dirigenziale, con idee moderne e al passo con i tempi. L’unica speranza è che la trattativa tanto chiacchierata con i cinesi si concluda positivamente. I tifosi sono impazienti di sapere se il club effettivamente cambierà padrone e potrà tornare in alto oppure se si è trattato dell’ennesimo teatrino, una farsa, un bluff.
Segnali che fanno propendere verso un certo ottimismo sono soprattutto la presenza di un advisor serio come Sal Galatioto che si è esposto pubblicamente garantendo la serietà degli acquirenti, quindi il rischio di un Mr. Bee Teachaubol bis dovrebbe essere scongiurato sotto questo aspetto, visto che con il broker di Bangkok gli investitori non esistevano. In secondo luogo dalle società e dagli imprenditori che in Cina sono stati indicati recentemente come membri della cordata non sono giunte smentite ufficiali. Quindi la trattativa sembra essere reale, ma l’ultima parola spetta a Berlusconi.
In questi giorni il presidente continua a dire di volere garanzie sugli investimenti che i nuovi proprietari dovranno fare per riportare ai vertici il Milan, gli stessi che lui stesso non vuole più fare, ammettendo implicitamente che con la sua permanenza il club non tornerà in alto. L’idea sventolata di creare una squadra giovane e italiana, in caso di mancata cessione, sembra più una minaccia che un progetto reale. E’ dal 2009 che Berlusconi fa annunci di vario tipo su progetti che puntualmente non si sono mai concretizzati. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente? Ormai non ha alcun tipo di credibilità.
Chiosa finale dedicata a queste sue dichiarazioni critiche verso i tifosi: “Non hanno memoria, i 25 anni di pranzo a caviale e champagne sono stati da molti dimenticati ma li capisco, l’amore per il Milan può spingere a una irriconoscenza verso chi è stato alla base di questi successi“. I tifosi non dimenticano né i successi del lontano passato e neppure le prese in giro degli ultimi anni. Lo smemorato semmai è lui, che ricorda solamente ciò che gli fa comodo e pretende che la tifoseria viva di eterna riconoscenza. Ma nella vita bisogna andare avanti e, dato che con lui il Milan non ha futuro, è ora di chiudere il capitolo. Entro il 15-20 giugno tutto dovrebbe essere chiarito.
Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)