Sono in molti a chiedersi che fine farà la trattativa tra Fininvest e la cordata cinese per la cessione del Milan. C’è in ballo il 70% delle quote nell’immediato e il 30% nel giro di qualche anno. Memori del teatrino andato in scena con Mr. Bee Taechaubol, è difficile essere completamente ottimisti anche se viene difficile pensare che il club possa rilanciarsi senza passare per la vendita.
Il quotidiano Tuttosport spiega che Silvio Berlusconi è ben disposto a vendere, però prima vuole fare chiarezza su alcuni punti. Oltre a certe questioni finanziarie da definire, intende comprendere meglio come andrebbe ad agire una nuova proprietà composta da circa 7-8 soggetti. Infatti si parla di una cordata composta da più investitori e pertanto è lecito chiedersi come avverrà il processo decisionale.
L’attuale patron del Milan per dare l’ok a vendere ha anche chiesto delle garanzie che la controparte sembra aver già concesso.
Rimanere presidente onorario per 2-3 anni o comunque fino a quando resterà in possesso del 30% delle quote: Berlusconi aveva fatto presente che i cinesi volevano cacciarlo, ma in realtà la situazione non sarebbe questa. Infatti gli investitori, non avendo esperienza nel calcio europeo, non intendono fin da subito spazzare via la dirigenza in carica. Anche se è scontato che man mano insedieranno proprie figure di fiducia nell’organigramma societario.
Impegno scritto sugli investimenti da effettuare per rilanciare il club: Berlusconi vuole rassicurazioni certe sul fatto che la nuova proprietà farà spese ingenti per rinforzare la squadra. In tal modo intende mantenere un ruolo di primo piano in caso di futuri successi, visto che potrà dire di aver ceduto a soggetti seri e per il bene del Milan. Sulla condizione posta pare abbia già strappato un primo obbligo dei cinesi, anche se resta da capire cifra e modalità di attuazione della manovra.