Splendida intervista quella regalata da Paolo Maldini all’edizione odierna de La Repubblica; lo storico capitano del Milan ha parlato soprattutto del rapporto con papà Cesare, scomparso lo scorso 3 aprile. Parole molto sentite ed intime quelle dell’ex difensore rossonero, che ha voluto ripercorrere il legame che ha avuto con un padre ingombrante, capitano e campione nel Milan e nella Nazionale italiana alcuni decenni prima di lui.
Due personalità forti e molto diverse, che si sono aiutate a vicenda. Maldini ha raccontato alcuni interessanti aneddoti: “Cesare era un papà all’antica, della serie giochi a calcio solo se vai bene a scuola. Io fui il primo dei miei fratelli a provarci. Per me il calcio era un gioco, non pensavo alla fama di mio padre. Quando ebbi la vocazione, papà mi fece solo due domande: ‘vuoi giocare nel Milan o nell’Inter?’, ‘vuoi stare in porta o fuori?’. Voleva che mi sentissi libero nello scegliere la mia strada“.
Gli esordi nelle giovanili rossonere non furono facili per quel cognome importante: “A 10 anni arrivai al Milan, l’allenatore chiese a mio padre dove farmi giocare, lui non gli rispose, si mise in un angolo della tribuna lontano dal campo. Giocai inizialmente da ala destra, ma la voce di ‘figlio di…’ mi ha accompagnato fino alla prima squadra. E’ qualcosa che vorrei evitare ai miei figli che giocano nelle giovanili del Milan“.
Infine una battuta su un suo possibile rientro in società da dirigente, cosa per la quale non chiude affatto le porte: “In un momento così difficile per la squadra e la società potrei dire che è meglio tacere. Ma dirò quello che ho detto a Berlusconi l’ultima volta che ci siamo visti: se ci sarà la possibilità di ridare qualcosa al Milan, che tanto ha dato alla famiglia Maldini, io ci sarò. Ma servono condivisioni, serve che mi accettino per come mi conoscono”.
Redazione Milanlive.it