L’orgoglio (occasionale) non basta e non cancella il fallimento

Milan-Juventus
Milan-Juventus (©Getty Images)

Alzino la mano coloro i quali si aspettavano che il Milan nella finale di Coppa Italia potesse per lunghi tratti esprimersi meglio della Juventus e portare addirittura i campioni d’Italia ai tempi supplementari. Probabilmente nessuno o comunque pochissimi, anche perché dopo l’imbarazzante prestazione offerta contro la Roma a San Siro e una stagione in generale negativa era difficile aspettarsi sorprese all’Olimpico ieri sera.

Invece i ragazzi di Cristian Brocchi finalmente sono scesi in campo con l’atteggiamento giusto dal primo minuto, hanno corso e lottato da squadra, mostrando però dei limiti in fase offensiva nella realizzazione. Senza dimenticare che un altro limite di questo gruppo è quello di non avere ricambi all’altezza. Infatti Massimiliano Allegri ha potuto inserire gente come Alex Sandro, Cuadrado e Alvaro Morata che hanno inciso, invece i cambi del Milan non sono serviti. Anzi, il tanto atteso M’Baye Niang è stato probabilmente il peggiore in campo.

La sconfitta è stata sicuramente onorevole, visto che i giocatori hanno dato tutto quello che avevano e di più (il gol) non sono riusciti a farlo. Una prestazione dignitosa e d’orgoglio, però effettuata sempre in situazioni occasionali. Non c’è mai stata continuità nel corso della stagione quando abbiamo azzeccato alcune buone partite. Si parla di rimpianti, che un po’ ci sono perché non si può arrivare dietro al Sassuolo (con tutto rispetto, anche se il sesto posto è meritato e facciamo i complimenti a una società seria), però la realtà è che questa squadra non è in grado di giocare sempre, o quasi, con l’atteggiamento di ieri. Altrimenti lo avrebbe fatto. Questa gente è pagata fior fior di milioni per fare un lavoro ben preciso, non ci dovrebbe essere bisogno di motivarli o metterli spalle al muro.

C’è chi dice che bisogna ripartire da ieri sera e che l’organico è competitivo. Come se una partita singola possa cambiare il giudizio di una stagione intera, in cui il Milan nel 70% dei match ha fatto vergognare i propri tifosi ed è rimasto fuori dall’Europa per il terzo anno di fila. Una buona prestazione dopo tante indecenti non possono nascondere i difetti di una squadra da rifondare, se l’obiettivo è puntare in alto. Altrimenti, se va bene vivacchiare tra il sesto e settimo posto, possiamo rimanere così.

A nostro avviso la reazione del Milan contro la Juventus, seppur apprezzabile, non cambia di una virgola le valutazioni sulla stagione, sugli allenatori, sui giocatori e sulla società. Serve una rivoluzione, che parta dai piani alti del club e che poi investa tutte le altre aree. Quello degli ultimi anni non è più il Milan, ne porta il nome e i colori, però è un insulto alla nostra storia. Una volta, anche nelle difficoltà, i tifosi erano orgogliosi e fieri di tifare per il Diavolo rossonero. Adesso c’è sempre più distanza tra la tifoseria e il club, la passione è in calo ed hanno preso il sopravvento sentimenti come rabbia, tristezza e vergogna. Qualcuno è addirittura indifferente, il che è anche peggio.

 

Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)

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