Sono giorni molto caldi questi in casa Milan, considerando l’ormai nota trattativa per la cessione di quote azionarie a una cordata cinese e una ricorsa verso l’Europa League della squadra allenata da Cristian Brocchi.
Il futuro del club di via Aldo Rossi è incerto. I tifosi spingono su Silvio Berlusconi affinché venda, mentre il presidente non ha ancora del tutto accettato l’idea di privarsi del Milan. Sul campo i rossoneri, invece, affidano soprattutto alla vittoria della Coppa Italia contro la Juventus le loro chance di accedere all’Europa, seppur dalla porta secondaria.
La redazione di MilanLive.it ha interpellato Fabio Ravezzani, direttore di Telelombardia e Antenna3, per affrontare alcuni temi di attualità in casa rossonera.
Che significato ha la firma di Fininvest con i cinesi per la trattativa esclusiva? Si potrà finalmente arrivare fino in fondo o dobbiamo attenderci un nuovo colpo di scena targato Berlusconi?
“Difficile dirlo, perché un anno fa di questi tempi le parti garantivano che l’affare sarebbe andato in porto. Fininvest diceva che Mr Bee Taechaubol era credibile e affidabile, il broker thailandese diceva di voler comprare il Milan. Ci siamo accorti che nulla di tutto ciò era vero ed è stata recitata una commedia. Berlusconi fece di tutto per sponsorizzare questa illusione. I soldi di Bee non si sono mai visti e lui è sparito. Voglio sperare che quella odierna non sia un’altra commedia. Berlusconi non ha ancora parlato in merito, ultimamente ha detto che vorrebbe cedere agli italiani. Bisogna avere cautela, abbiamo visto com’è finita un anno fa. Credo che nessuno, soprattutto Fininvest, voglia fare un’altra figuraccia. Berlusconi all’ultimo deciderà se vendere o meno, potrebbe anche cambiare idea“.
Che scenario dirigenziale si aspetta al Milan nel caso in cui arrivassero i cinesi? E’ ipotizzabile il ritorno di ex giocatori come Maldini?
“Grandi operazioni di cinesi su grandi club di nel mondo non ne abbiamo viste, se non la partecipazione minoritaria di Wanda nell’Atletico Madrid, e la Cina non ha ancora espresso management adatto per gestire una società di calcio importante. Mancando dei precedenti è difficile fare ipotesi sul loro modus operandi. Credo però che sarebbe un errore affidarsi a un neofita. Con tutto rispetto per Maldini, ma serve qualcuno che conosca la macchina del calcio italiano. Non per forza deve essere Galliani. Serve gente come Marotta e Sabatini. Un ex giocatore senza esperienza si può però affiancare a un dirigente esperto, altrimenti è un grosso rischio“.
Se invece rimanesse in sella Silvio Berlusconi, cosa dobbiamo aspettarci?
“Gli ultimi tre anni della sua gestione sono stati all’insegna dell’incoerenza, dubito che ci possa essere un cambio di passo. Berlusconi ci ha abituati a divorare gli allenatori, a fare promesse disattese e non veritiere. Ha costruito una società bicefala con due a.d. in contrasto tra loro. Non penso che riuscirebbe a ritrovare la coerenza che lo ha reso tra i presidenti migliori della storia del calcio italiano. L’unica speranza può essere che gli venga voglia di occuparsi solo di Milan, investendo e chiudendo l’avventura nel giro di un paio d’anni vincendo ancora qualcosa. Però la storia degli ultimi anni ci fa pensare il contrario“.
Quali sono stati gli errori che hanno portato il Milan ad essere in questa situazione?
“La volontà di non decidere mai in maniera netta è stato il primo problema, quindi non saper ricostruire a livello dirigenziale il club. Negli ultimi quattro anni non è entrata alcuna figura di spicco. E’ stato dato un mandato a metà a Barbara, che doveva essere inserita nelle aziende di famiglia, e anche di fronte di risultati pessimi ed esborsi economici rilevanti non si è mai investito in questo settore. E’ lì che gira tutto. Quando Berlusconi non è più riuscito a strutturare la società, sono crollati i risultati nonostante il secondo fatturato della Serie A. Ha reso il club inefficiente a livello dirigenziale e quando è intervenuto ha peggiorato la situazione. Galliani ha fatto cose ottime fino al 2010, poi ha fatto diverse scelte di mercato pessime. Ha perso colpi e poteva essere avvicendato, però mi chiedo quante scelte siano state sue e quante di Berlusconi“.
I tifosi fanno bene a chiedere a Silvio Berlusconi di vendere il Milan?
“Credo che sia sbagliato arrivare al punto di odiare un presidente e dirgli ‘Vendi e basta’. E’ irriconoscente e pericoloso. Bisogna vendere a qualcuno più bravo. Chiedere però di vendere a qualcuno di affidabile e nel frattempo riformare il club, è giusto e doveroso. Tra Berlusconi e i tifosi c’è un problema di fiducia, visto che il presidente ha fatto mille promesse mantenendone meno della metà“.
Per quanto riguarda l’avvicendamento Mihajlovic-Brocchi che idea si è fatto sulle cause della decisione presa da Berlusconi?
“Mi risulta che volesse cacciare Sinisa da dicembre, non lo sopportava più e Galliani ha fatto un po’ da argine. Ci sono stati anche problemi personali tra loro, visto che Mihajlovic non rispondeva più al telefono. Il presidente era convinto di avere una squadra di fenomeni che giocava male per colpa di un allenatore incapace. Invece si trattava di una squadra che giocava come poteva con un tecnico discreto“.
Quale può essere l’allenatore ideale per il Milan? Ovviamente ipotizzando che venga messo nelle condizioni giuste per lavorare.
“Non ci sono condizioni tali per cui un tecnico oggi possa fare fare bene al Milan. L’unico che può fare bene è Ibrahimovic, lo metti in campo e ti risolve tre-quarti dei problemi. Puoi arrivare almeno terzo e poi chi c’è c’è in squadra. Il suo ritorno dipende dalle offerte delle concorrenza. E’ un’ipotesi che do al 20%“.
Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)