Via Sinisa Mihajlovic, dentro Cristian Brocchi. Silvio Berlusconi ha così deciso. Una svolta che ha spiazzato tutti, dai tifosi ai calciatori stessi. Una scelta, tra l’altro, non condivisa da molti, anche perché il serbo stava facendo sicuramente un ottimo lavoro. Ma fra lui e il presidente non non è mai scoccata la scintilla, l’esonero era inevitabile.
Demetrio Albertino, ex storico calciatore del Milan, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Questo il suo pensiero sul cambio di panchina varato da Berlusconi: “Io dico solo che l’unica certezza che mi è rimasta di questo Milan è che ho vissuto nel momento giusto dove questa società aveva creato una grande squadra fatta di grandi giocatori che lottavano insieme per conquistare obiettivi importanti“.
Quella in casa rossonera è sicuramente una situazione molto complicata. Come uscirne? Albertini dice la sua: “Io sono assolutamente d’accordo sull’italianizzazione del Milan. Sono convinto che i calciatori italiani abbiano un logico e doveroso senso di appartenenza rispetto ai colleghi stranieri. Ma per migliorare le cose bisogna tutti insieme, evitando di dare le colpe ai singoli“.
Il grande Milan è ormai un lontano ricordo. Ritrovare la retta via è complicatissimo: “Io ricordo che nel 1987 Sacchi fu eliminato nel secondo turno di Coppa Uefa dall’Espanyol. Fu un brutto colpo. Però si è ripartiti da lì, tutti insieme, convinti che quella squadra era forte e vincente“.
Berlusconi ha cambiato il quinto allenatore in pochissimi anni. Cambi che non hanno portato tanti benefici a tutta la squadra e ai risultati. Perché, quindi, così tante rivoluzione? L’ex centrocampista spiega: “Perchè la confusione genera confusione. Il Milan non si può cullare solo sull’entusiasmo di un derby vinto o, peggio ancora, individuando i lati positivi di una sconfitta come quella contro la Juventus. I valori e i parametri di questa società devono essere ben altri“.
Mancano tante cose per ritrovare la condizione ideale e quindi le vittorie: “Lo spirito vincente. Io non ne farei un problema di singoli. Brocchi può fare sicuramente la sua parte. Ma è fondamentale che la società ritrovi le sue radici, quell’identità che l’ha fatta diventare unica nel mondo“.
Redazione MilanLive.it