Oggi nel corso della trasmissione ‘Il Falco e il gabbiano’ condotta da Enrico Ruggeri su Radio 24 è stata raccontata la gloriosa carriera di Nereo Rocco, allenatore che al Milan ha vinto praticamente tutto. Per parlare del Paron è stato interpellato Gianni Rivera, leggenda milanista che lo conosceva molto bene.
L’ex Golden Boy ha elogiato quello che fu il suo tecnico: “Era un uomo che prediligeva il rapporto umano rispetto al rapporto giocatore-allenatore. Questa era la cosa più importante per lui. Creare nello spogliatoio un rapporto umano voleva dire preparare al meglio la squadra affinché desse tutto quello che poteva quando poi scendeva in campo. Rocco partiva prima dall’uomo e poi arrivava al calciatore“.
Successivamente Rivera ha ricordato la storica finale di ritorno della Coppa Intercontinentale 1969 contro l’Estudiantes in Argentina, dove la squadra rossonera dopo il 3-0 dell’andata a San Siro fu accolta in maniera violenta dai tifosi locali e anche dalla compagine rivale.
Gianni la ricorda così: “E’ la madre di tutte le finali ed è stato un grande successo tornare vivi. Avevano una cultura diversa del calcio. Sapevano che non potevano farci quattro gol in condizioni normali. Hanno creato la peggiore condizione ambientale aggredendoci e facendo tutto quello che non si potrebbe fare né nel calcio e neppure nella vita normale. Ci hanno provato così. Poi allora gli arbitraggi erano abbastanza casalinghi. La FIFA non considerava quella partita significativa a livello organizzativo. Fu l’ultima volta che la Coppa Intercontinentale si è giocata andata e ritorno. L’anno dopo l’Ajax non volle andare e successivamente istituirono la finale unica in campo neutro“.
Il Milan di Rocco fu bravo a non cadere nella tentazione di reagire: “Ci siamo accorti sul campo di cosa stava succedendo, ma eravamo preparati sul piano psicologico grazie a Rocco – spiega Rivera – Siamo strati bravi a non farci trascinare nella rissa, sennò non so come finiva. Forse non tornavamo vivi. Abbiamo giocato nei primi minuti, poi dopo il mio gol non si è più giocato a calcio“.
Infine viene proposto il confronto tra Rocco ed Helenio Herrera e viene chiesto se effettivamente fossero così diversi i due allenatori che hanno scritto pagine importanti della storia di Milan e Inter: “Erano diversi perché venivano da mondi differenti, ma sul campo non lo erano così tanto. Non si destavano. Nello sport non c’è odio. Esistono la rivalità, la contrapposizione, la diversità. L’odio non può esserci sennò non si potrebbe vivere. Ci sarebbero tutte partite come quella contro l’Estudiantes”
Redazione MilanLive.it