Trent’anni di regno, una vita intera, varie generazioni, un’Italia che è mutata nel suo aspetto esteriore e gerarchico. Un calcio che non è più quello di una volta. Trent’anni fa Silvio Berlusconi, precisamente il 20 febbraio 1986, acquisiva il Milan e dava il via all’era più vincente e prestigiosa nella storia del club rossonero.
La Gazzetta dello Sport per celebrare la ricorrenza trentennale di sabato prossimo ha voluto oggi interpellare proprio Berlusconi, che ha viaggiato a ruota libera sul suo impero rossonero: “Un voto? Per com’è andata direi 10 e lode. Sono stati trent’anni magici. Abbiamo vinto più di tutti. Ci siamo conquistati 363 milioni di simpatizzanti nel mondo. E soprattutto il nostro amore per il Milan è stato ripagato e ci ha riempito il cuore di felicità. La nostra missione era quella di giocare per essere padroni del campo e del gioco, di vincere convincendo, con il bel gioco, l’entusiasmo, la passione e la lealtà nei confronti dei nostri avversari“.
Un Cavaliere orgoglioso del suo Milan, anche nel ricordare momenti belli e negativi del suo mandato: “Il momento migliore fu la vittoria a Barcellona della prima Coppa Campioni, battendo 4-0 la Steaua Bucarest. Ricordo lo spettacolo indimenticabile del Camp Nou completamente tappezzato di bandiere rossonere. Sull’autostrada per la Spagna si crearono veri e propri ingorghi di auto e di pullman imbandierati. Fu l’intero popolo rossonero, non soltanto la squadra, a vincere la Coppa. Il peggiore? La rimonta del Liverpool a Istanbul, quella incredibile finale di Champions perduta dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio per 3-0. L’abbiamo già cancellata con i due gol di Pippo nell’altra finale di Atene, due anni dopo, ancora contro il Liverpool. Invece ancora amara la finale di Champions del 1993. Eravamo arrivati a quell’incontro vincendo tutte le partite del torneo, 10 su 10, andata e ritorno. Perdemmo 1-0 la finale con il Marsiglia. Una partita stregata “.
Ancora un giudizio amarcord ai personaggi del passato nel Milan: “Sacchi è l’allenatore che ho amato di più, mi ricorda i primi meravigliosi anni. Ma sono legato pure a Capello ed Ancelotti. Tra i calciatori vorrei rivedere tutti, da Van Basten che ha lasciato il calcio troppo presto a Baresi, il nostro Capitano, da Savicevic a Ronaldinho, da Maldini a Costacurta, a Tassotti, a Donadoni, a Massaro. Da Weah a Gullit, a Sheva, a Kakà… Non posso citarli tutti. Ma ho voluto bene a tutti e per molti di loro sono stato un fratello maggiore“.
Redazione MilanLive.it