Protagonista assoluto dell’ultimo periodo del Milan è sicuramente M’Baye Niang. Un calciatore completamente diverso rispetto a quello dei primi tempi, maturato tantissimo dopo l’esperienza al Genoa sotto le direttive del maestro Gian Piero Gasperini. Sinisa Mihajlovic non può più fare a meno di lui, e stasera, contro il Carpi, secondo le ultime indiscrezioni, lo schiererà nuovamente dal primo minuto al fianco di Carlos Bacca nel 4-4-2. Il francese, ai microfoni di France Football, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista.
MATURITA‘. Niang ha lasciato il Caen nel 2013, quando aveva solo 18 anni, per arrivare al Milan. Cosa è cambiato in questi anni? La risposta del francese: “Sono maturato. Le esperienze che ho avuto mi hanno insegnato molto. Oggi ho 21 anni, sono cresciuto, ho capito più cose. Non sono più lo stesso, psicologicamente e mentalmente. Sono diventato molto più responsabile“.
UNA NUOVA VITA. Nei primi anni in Italia (e non solo), si era fatto conoscere più per i suoi strani comportamenti nella vita privata (vi ricordate quando si finse Bakaye Traorè?) che per le giocate in campo. Ma ora le cose sono cambiate: “C’è stato un momento nella mia vita in cui ho avuto alcuni amici che volevano il mio male. Ora ho fatto ordine. Oggi vivo in un circolo chiuso, con solo le persone che mi vogliono bene, che vogliono vedermi felice, le persone che mi tirano su. E sono molto più felice in questo modo“.
MOMENTO D’ORO. La doppietta contro la Sampdoria e il gol contro il Crotone. Finalmente Niang. “Ho trovato i miei primi gol in rossonero dopo un sacco di infortuni. Ho sempre pensato che avrei confermato la buona stagione scorsa col Genoa. Ho avuto la possibilità di rimanere e devo continuare così. Sapevo di essere più forte“. Prima di questi tre gol, con il Milan solo uno in Coppa Italia alla Reggina parecchio tempo fa: “Non direi che è stata una liberazione, ma quasi. Questo momento è il frutto di un lungo processo. Ma sapevo di essere all’altezza. Ero determinato. Spero di avere ancora più belle serate. Ho obiettivi alti! Ma di sicuro di questi me ne ricorderò per tutta la vita. A San Siro, inoltre, non è da tutti. E ‘stato bellissimo“.
MIHAJLOVIC. Gran parte del merito per l’exploit di Niang va sicuramente a Mihajlovic. Il tecnico ha puntato fin dal primo momento su di lui, bloccando la cessione in estate. E anche dopo l’infortunio, lo ha aspettato e mandato subito in campo: “Mi ha messo a mio agio, fin dal primo giorno. Sapevo che con lui al mio fianco, sarei andato avanti. Gli piace lavorare con i giovani. Immediatamente mi sono reso conto che questo allenatore è stato davvero quello di cui avevo bisogno, sapevo che mi avrebbe aiutato a brillare. Ovviamente, oggi ha una parte di responsabilità nel mio successo“.
ALLENATORI PRECEDENTI. Non è stato tutto rose e fiori al Milan. Con Massimiliano Allegri, Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi i rapporti sono stati buoni ma non del tutto: “Con Allegri stavo bene, ha creduto in me. Con Seedorf e Inzaghi è andata male, non ero nei loro piani o non riuscivo a dare loro quello che volevano, non lo so. Questo è il calcio. Ho sempre accettato le scelte di allenatori. Io non discuto mai“.
SECONDA FAMIGLIA. Milano è ormai casa sua, e lo conferma con queste bellissime parole: “Sì, Milano è la mia casa, la mia seconda famiglia. Nonostante i problemi che ho avuto, i dirigenti mi hanno sempre dimostrato il loro sostegno. Mi sento benissimo“.
IL FUTURO. Niang è cresciuto tantissimo, certo, ma la strada è ancora lunga. Anche perché gli obiettivi che si è posto sono difficili da raggiungere: “Voglio diventare il migliore. Darò tutto. Ma prima devo capire tutte le mie capacità fisiche. E poi, l’obiettivo primario è quello di portare il Milan in Champions League, dove dovrebbe essere“.
Redazione MilanLive.it