E’ impressionante come sia clamorosamente volubile il mondo del calcio e tutto ciò che lo circonda. Per spiegare la parabola di Alessio Cerci, estroso attaccante esterno del Milan, ci vorrebbero numerose pagine di saggi o romanzi, visto che appare arduo far comprendere in poche righe i motivi che lo hanno portato nel giro di un anno da essere oggetto del desiderio di mezza Europa a flop dimenticato in tribuna e poi di nuovo calciatore ideale ed elogiato da tutti.
La Gazzetta dello Sport ripercorre questo sali-scendi della sua carriera professionale, partendo da gennaio scorso, quando l’Atletico Madrid decise di scaricarlo senza troppi rimorsi e si scatenò un derby Milan-Inter per accaparrarsi una delle ali più talentuose del calcio italiano. La spuntarono i rossoneri, ma per quasi nove mesi il suo apporto è da considerarsi anonimo e senza acuti, visto che Pippo Inzaghi si è subito accorto dei suoi limiti caratteriali spedendolo in panchina, mentre Sinisa Mihajlovic con l’avvio della nuova stagione ha voluto pazientare e tenerlo in caldo.
Mossa azzeccata, perché dallo scorso 17 ottobre Cerci appare rinato, tornato titolare nel nuovo 4-3-3 del Milan, lucido e volenteroso. Il top è accaduto domenica contro il Sassuolo, quando è uscito al 90′ per far posto a Honda tra gli applausi di un San Siro che fino a poche settimane prima lo fischiava incondizionatamente, innalzandolo a simbolo del flop di mercato di Adriano Galliani e compagnia. Oggi Cerci sa di poter rilanciarsi, ha di nuovo la stima dell’ambiente e partirà titolare anche domani contro il Chievo; sta a lui non fallire quest’altra chance.
Redazione MilanLive.it