Insignito ieri sera del ‘Premio Liedholm’ assieme al suo Parma dei miracoli, il tecnico disoccupato Roberto Donadoni ha rilasciato un’intervista resa nota dalla Gazzetta dello Sport. Il suo nome, come altri, è stato accostato di recente al Milan, club con cui ha militato da calciatore tra fine anni ’80 e prima metà dei ’90. Ecco le sue parole odierne:
Donadoni, se lo sarebbe mai aspettato questo premio?
«Onestamente no. Credevo avrei ricominciato ad allenare fin da inizio campionato. Mi spiace non avere una panchina, ma per carattere non sono uno che guarda troppo indietro: si va avanti, e non escludo nulla. Lo stress non mi fa paura, voglia di rimettermi in gioco ne ho tanta, ma c’è bisogno di un progetto, ho bisogno di lavorare come si deve. Non voglio più soffrire come l’anno scorso».
La parola Parma che cosa le riporta a galla?
«Ci sono stato benissimo, ci è nata anche mia figlia. Ma dal punto di vista sportivo, si è fatto quasi tutto fuorché pensare al calcio. Entravi nello spogliatoio e sentivi i ragazzi che parlavano di stipendi mai percepiti. Ricordo il terzo portiere, al primo contratto da pro’, senza essere pagato: a volte lo invitavo a mangiare da me. Ho speso tante energie, ma è anche stata un’esperienza che mi ha fatto crescere. Non covo astio verso nessuno, per carattere. Resta la delusione, e il rimpianto di non essere riuscito a restare in A con quei ragazzi».
Al Milan ne sono arrivati due: Mauri e Paletta.
«Mauri avrebbe bisogno di andare in prestito, per avere continuità ed essere protagonista. E Paletta non è inferiore agli attuali difensori rossoneri».
Lei lo sa che a breve il suo nome potrebbe tornare fra i papabili per il Milan, vero…
«Se ce ne sarà la possibilità, la valuterò. E’ evidente che col Milan ho un’affezione particolare. In un passato non troppo passato c’è stato qualche contatto, ma il club ha deciso diversamente».
Si è dato una spiegazione sui numerosi cambi della panchina rossonera?
«Da osservatore esterno fa effetto, è un trend nuovo per il Milan. Mihajlovic lo conosco, è uno corretto, mi auguro superi il momento e dia continuità. Bisogna lasciarlo lavorare. Il Milan è cambiato molto, e quando si cambia molto occorre pazienza. Certo, visti gli investimenti era lecito pensare a una classifica migliore. Ma c’è ancora tanto tempo per risollevarsi. Comunque credo che l’anno buono per rivedere il Milan davvero in alto sarà il prossimo».
Berlusconi, però, la pazienza la sta esaurendo.
«Lo immagino molto amareggiato, perché si rende conto che il suo Milan negli ultimi anni sta facendo molta fatica. Ma il Berlusconi che conosco io, nei momenti topici faceva l’entrata giusta che dava la scossa. Sono convinto che un tackle lo farà ancora…».
Redazione MilanLive.it