Milan, da Liedholm a Inzaghi: Berlusconi non risparmia gli allenatori

Filippo Inzaghi e Silvio Berlusconi (gazzetta.it)
Filippo Inzaghi e Silvio Berlusconi (gazzetta.it)

Sono passate solo poche giornate di campionato, ma Silvio Berlusconi ha già avuto modo di tirare una frecciatina all’indirizzo di Sinisa Mihajlovic rimproverandolo di non prestare ancora molta attenzione alla tattica, aspetto sotto il quale il tecnico deve migliorare molto. Il serbo ha risposto ribadendo la propria autonomia decisionale, ma la sensazione è che dovrà abituarsi a queste esternazioni del presidente, che già in passato ha più volte punzecchiato i suoi allenatori.

 

La Gazzetta dello Sport ricorda che il primo a finire nel mirino del patron rossonero fu Nils Liedholm nel 1986: «Il gioco che fa non è funzionale al gol». Lo svedese replicò con ironia: «Il presidente capisce di calcio, ha allenato l’Edilnord». Nel marzo 1987 fu esonerato. Anche con allenatori pluri-vincenti come Arrigo Sacchi e Fabio Capello non si risparmiò. Sul primo dopo un k.o. 4-1 contro il Napoli nel 1988 disse: «Ci vuole più prudenza, avremmo dovuto esporci meno al contropiede». Mentre all’altro contestò la posizione di Dejan Savicevic: «Dovrebbe giocare dietro due punte, non sulla fascia».

 

Nel 1999 arrivò uno Scudetto inaspettato e in rimonta sotto la guida di Alberto Zaccheroni, ma Berlusconi si prese tutti i meriti: «Ho insistito io per la svolta, suggerendo Boban dietro le punte». Poi quando quando le cose cominciarono ad andare male, nel marzo 2000 usò una delle sue metafore più celebri: «Zaccheroni potrebbe non essere il sarto adatto per la stoffa di qualità che ha sottomano». Successivamente arrivò l’esonero, in diretta tv.

 

Anche Carlo Ancelotti è stato vittima delle invasioni di campo presidenziali. Si passa dai famosi schemi della finale di Champions League del 2003, sui quali l’allenatore di Reggiolo ribadisce la propria paternità, allo sfogo del marzo 2004 in merito all’utilizzo del modulo 4-3-2-1 ad Alberto di Natale: «Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. Non è una richiesta, è un obbligo». Berlusconi riservò poi la stoccata finale al tecnico poche settimane prima dell’addio nel 2009: «Se quest’anno non abbiamo vinto lo scudetto è solo colpa di Ancelotti. Con gli uomini che abbiamo potevamo tranquillamente tenere testa all’Inter».

 

Pure Leonardo non venne risparmiato: «La squadra quest’anno ha giocato male – disse il presidente del Milan -. L’allenatore l’ha schierata in un modo che non sempre mi è piaciuto. Ma lui è testardo e ha voluto fare sempre di testa sua». E aggiunse anche che se ci fosse stato lui in panchina si sarebbe vinto lo Scudetto con 5-6 punti sull’Inter di Josè Mourinho, quella del famoso Triplete.

 

A Massimiliano Allegri le critiche non furono risparmiate neppure pochi giorni prima della conquista dello Scudetto: «Sul possesso palla ancora non ci siamo. Quest’anno l’ho visto fare in una sola occasione. Servono allenamenti precisi». Dopo una partita di Champions League con il Barcellona il commento sul tecnico toscano fu invece questo: «No el capisse un casso». Poi c’è stato Clarence Seedorf, criticato per la gestione del gruppo e per la posizione di Mario Balotelli: «Deve stare vicino alla porta». Era maggio 2014, dopo poche settimane, via entrambi.

 

L’ultimo era stato Filippo Inzaghi. Settembre 2014: dopo due vittorie, il Milan va k.o. con la Juve e Berlusconi non le manda a dire: «Andare più spesso a Milanello? Sì, ma se poi non fanno quello che dico…». Pippo termina la stagione, sfiduciato da tempo, e l’epitaffio sulla sua gestione lo mette ancora una volta il presidente, pochi giorni prima dell’addio ufficiale: «Abbiamo chiesto che giocassero i giovani, mettendone uno alla volta, una richiesta rimasta inevasa. Inzaghi ha un bellissimo rapporto con il gruppo ma abbiamo avuto visioni diverse in tante occasioni». Ora tocca a Mihajlovic, qualcuno pensava il contrario?

 

Redazione MilanLive.it

 

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