Il Corriere dello Sport di oggi ripercorre i passaggi della carriera più recente di Alessio Cerci, uno dei talenti più fulgidi del calcio italiano, ma frenato clamorosamente da due nemici finora impossibili da combattere: la discontinuità e il suo carattere non proprio quieto. Cresciuto nelle giovanili della Roma, pare che l’attaccante mancino si sia riuscito ad esprimere solo con Giampiero Ventura come guida tecnica.
Proprio nel suo Torino arrivarono le soddisfazioni migliori per Cerci, spostato intelligentemente da esterno offensivo a seconda punta letale; 21 reti in due stagioni per il classe ’87 con la maglia dei granata, un’accoppiata straordinariamente decisiva con Ciro Immobile e un posto in Nazionale conquistato di diritto. Ma da quel momento top in poi Cerci ha subito un’eclissi ancora permanente, dal passaggio all’Atletico Madrid che avrebbe dovuto aprirgli ogni spiraglio del calcio che conta fino al periodo di magra con il Milan.
Il rilancio in rossonero finora non c’è stato; ha sofferto la troppa panchina con Filippo Inzaghi, allenatore con il quale non ha mai avuto un buon feeling. Per ora con Sinisa Mihajlovic, già suo tecnico a Firenze, non è scoccata la scintilla, anche se da Milanello si parla di un Cerci più calmo e sereno nonostante le sole tre presenze in stagione da subentrato. Domani la grande occasione, guarda caso contro la squadra che gli è rimasta nel cuore dopo quel biennio straordinario. Avrà l’Olimpico di Torino contro di lui, ma Alessio non può sprecare la chance pensando ai sentimentalismi.
Redazione MilanLive.it