Milan, Rivera racconta: “Dal provino ai trionfi internazionali. Balotelli? Deve essere umile”

Gianni Rivera
Gianni Rivera (Getty Images)

Gianni Rivera, indimenticabile bandiera del Milan, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport toccando diversi argomenti relativi alla sua carriera milanista e non solo. Si è partiti dal suo provino decisivo per il trasferimento in rossonero: “In una settimana del 1959 è cambiata la mia vita. Giocavo negli Allievi dell’Alessandria. Ma l’ultima di campionato fui promosso, con scandalo per la mia età, nella Juniores. In quei giorni Pedroni, che era l’allenatore giocatore della mia società, mi portò a Milano, anzi, a Linate, per un provino con il Milan. A guardarmi c’erano Gipo Viani e Cina Bonizzoni. Mi misero in squadra con i titolari. Ragazzino com’ero, dovevo passare la palla a Liedholm, Schiaffino, Galli, Altafini“.

 

Bello anche il ricordo che ha di Nereo Rocco, leggendario allenatore del Milan: «E’ stato l’allenatore più importante che io abbia incontrato. Privilegiava, su ogni cosa, il rapporto umano. Era sempre con noi, andavamo a cena insieme, pensava che, se i giocatori avevano un buon rapporto fuori dal campo, la domenica avrebbero reso di più. Fu il primo, a Milanello, a cambiarsi nello stanzone dei giocatori invece che in quello riservato all’allenatore. Viveva la partita come un toro a Pamplona. Era sempre in ebollizione. Se anche vincevamo tre a zero veniva nello spogliatoio e ci urlava».

 

Il Milan nel 1963 vinse la sua prima Coppa dei Campioni e fu la prima squadra italiana a trionfare nella competizione. Ci si ricorda di un Rivera che alla premiazione aveva un singolare impermeabile. Ecco come andarono le cose: «Battemmo il Benfica di Eusebio e Coluna, una squadra fortissima. Vincemmo dopo una partita combattuta e bella. Io diedi ad Altafini la palla del suo gol. Alla fine della partita scambiai la maglietta con Eusebio. Ma la sua me la rubarono. Mi trovai nudo, era brutto presentarsi così dalla Regina. Così un tifoso mi diede il suo impermeabile, che poi, sia chiaro, gli restituii. Pensi che Sani aveva un cappotto…».

 

Nel 1969 arrivò il bis con la straordinaria vittoria per 4-1 sull’Ajax di un altro fuoriclasse, Johann Cruyff: «Eravamo fortissimi. Davanti: Hamrin, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati e dietro ancora di più. Avremmo battuto chiunque. L’Ajax era forte, ma non videro palla. Quella formazione nacque da un progetto di anni, pezzo dopo pezzo. E vorrei far notare che, in quel periodo, era tornato ad allenarci Rocco».

 

Nello stesso anno giunse anche il primo trionfo nella Coppa Intercontinentale contro l’Estudiantes, ma nella partita di ritorno in Argentina fu una vera guerra: «Rischiammo la vita. Anche quando il pallone era lontano. Il Presidente argentino fece arrestare, motu proprio, tre giocatori. Il giornale di Buenos Aires titolò “La vittoria della vergogna”. In campo ci inseguivano per picchiarci, il loro portiere, Poletti, si precipitò in mezzo al campo, dalla sua postazione, per dare un calcio nella schiena a Prati. Spaccarono il naso a Combin. Furono calci, più che calcio. Quando arrivammo allo stadio li vedemmo fuori dalla porta dello spogliatoio che urlavano, con gli occhi iniettati, “Los matamos todos”. Ma noi vincemmo due volte, perché eravamo forti e perché uscimmo vivi. Pensi che la coppa ce la consegnarono negli spogliatoi. Avevano paura persino i dirigenti».

 

A Rivera viene anche ricordato il suo rapporto difficile con gli arbitri e lui stesso spiega perché decise di esporsi così tanto: «C’era la convinzione, nello spogliatoio, che qualcuno, in alto, avesse deciso di non far vincere il Milan. Visto che i dirigenti avevano paura e non dicevano nulla parlai io, per tutta la squadra. Infatti mi beccai due mesi e mezzo di squalifica. Ma bisognava smuovere la situazione. Capii che c’erano certi arbitri che ci tiravano contro. E sbottai. Mi sembrava che fosse giusto tutelare anche i tifosi».

 

Per quanto riguarda il campionato di Serie A attuale e Mario Balotelli si è invece così espresso: «Molto equilibrato. Certo se l’Inter continua così… Balotelli è un fenomeno. Deve essere umile. Martedì, dopo il gol, ha ricominciato a dire cose inopportune. Se resta umile è una risorsa del nostro calcio».

 

Infine ha stilato quella che sarebbe la sua formazione ideale di tutti i tempi: «In porta ne metto tre, che si scannino tra loro: Cudicini, Zoff, Albertosi. In difesa, da destra, Anquilletti, Rosato, Beckenbauer, Maldini. A centrocampo Trapattoni (tanto qualcuno da bloccare c’è sempre), Sani e Tardelli. Davanti Mora, Pelè, Riva. Allenatore? Gianni Rivera, ovviamente. Mi vuole lasciar fuori?».

 

Redazione MilanLive.it

 

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