Novità non troppo positiva in casa Milan quella rivelata stamane dall’edizione de La Repubblica; il noto quotidiano nazionale ha parlato di una vera e propria inchiesta partita dalla Procura di Milano che indaga nel mondo del calcio e in ambienti molto vicini al club rossonero. Lo storico passaggio del 48% delle quote da Fininvest alla cordata capeggiata da Bee Taechaubol rischia di essere avvolta da dubbi e accuse piuttosto gravi.
Due inchieste parallele quelle della Procura, che indaga sulla vendita non pulita dei diritti televisivi all’estero, puntando il dito sullo strapotere di Infront, azienda che detiene i meriti di gestire tutte le transazioni in tale ambito. I dubbi lanciati dall’Antutrust in tal senso potrebbero portare i pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi a fare chiarezza anche con mezzi piuttosto duri sulla vicenda. Al momento è difficile capire cosa c’entri Infront con la trattativa fra Silvio Berlusconi e Mr. Bee, ma di fatto la Procura sta indagando anche sull’esosa trattativa che dovrebbe concludersi entro il prossimo 30 settembre a meno di colpi di scena clamorosi.
La transazione ha ancora troppi punti oscuri, come la destinazione dei 485 milioni che la cordata di Bee verserà a Fininvest: non è ancora chiaro se la cifra, giudicata ampiamente fuori mercato, sarà origine di una ricapitalizzazione in favore del Milan calcio oppure di un dividendo straordinario per i conti dell’azienda di famiglia. Ancora ignota la vera provenienza della cordata, ma punto più focale già sottolineato da L’Espresso giorni fa riguarda i consulenti della trattativa, ovvero Gerardo Segat, Paolo Di Filippo e Andrea Baroni, gli stessi personaggi fondatori della Tax Finance di Lugano che gestì i fondi neri di Berlusconi, il quale fu processato e condannato nel 2013 proprio per frode fiscale.
Redazione MilanLive.it
