La Gazzetta dello Sport di oggi discute su quanto sia importante il ritorno di Zlatan Ibrahimovic e quali effetti porterebbe al Milan, sia dal punto di vista tecnico che da quello della risonanza mediatica. La risposta è quasi unanime: sarebbe una manna dal cielo, con un solo cruccio da risolvere, quello riguardante i ritorni in casa Milan che non sono mai andati a buon fine. Basti pensare a Capello, Sacchi, Shevchenko, Inzaghi e Seedorf, tutti idoli assoluti ma che hanno bissato malamente dalle parti di Milanello.
Ma con Ibra è diverso; lui è l’uomo degli scudetti, capace di vincere sempre tranne nel 2011 con Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan, la stagione del ‘gol fantasma’ di Muntari contro la Juventus, in cui risultò comunque capocannoniere a fine campionato. Un trascinatore, prepotente ma sempre decisivo, uno dei pochi al mondo in grado di indirizzare verso la vittoria una squadra intera. Il suo contratto costerebbe non poco a Galliani e compagnia, ma il solo pensiero di rivedere Ibra a Milano dopo l’addio forzato del 2012 fa sognare tutti.
Ormai Ibra non è più uno zingaro del pallone, vuole legarsi ad un club per finire la carriera e giocare dove si diverte di più. Il Milan, a suo dire, è stata una delle squadre in cui si è trovato meglio, anche più dei rivali interisti vista la rottura con i tifosi nell’ultimo periodo precedente alla cessione al Barcellona. Un’operazione-nostalgia che alzerebbe l’asticella d’ambizione dei rossoneri, che oltre ad una stagione di ‘restaurazione’ potrebbero pensare anche a competere per il titolo.
Redazione MilanLive.it