Victor Pablo Dana è il regista dell’operazione che ha portato Bee Taechaubol a diventare socio di minoranza del Milan. E’ un manager finanziario di 48 anni, ferrarese di nascita con padre brasiliano, che da da 5 anni opera negli Emirati Arabi. Nell’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport spiega come è nata l’idea di acquistare quote del club rossonero e di trattare con Silvio Berlusconi: «Bee è grande tifoso del Milan sin da ragazzino, nell’ottobre scorso mi parla del suo progetto: lo perfezioniamo insieme e io creo il contatto, visto che a inizio Anni 90 ho lavorato per Fininvest, in Publitalia. Tra l’atro a fianco di Urbano Cairo. Ci aiuta l’onorevole Licia Ronzulli e già prima di Natale c’è il primo incontro ad Arcore. E’ subito scattato il feeling. Berlusconi è sempre magnetico, ha guardato Bee negli occhi e gli ha detto: “Alla tua età ero come te”. In realtà sono i due opposti che si attraggono».
Il 2 maggio l’affare sembrava già concluso e lo stesso Dana su Twitter lo aveva dato per fatto, ma poi è successo qualcosa che ha rallentato tutto e lui lo ha spiegato così: «Ci sono state delle pressioni e Berlusconi ha preso tempo. Ma quando lui e Bee hanno cominciato a parlare da soli c’è stata la svolta. Diciamo che qualcuno ha cercato di giocare alla dama… cinese. Noi invece abbiamo preferito gli scacchi».
Si è più volte parlato di un ruolo in società per il manager e il diretto interessato conferma, spiegando di che ambito potrebbe occuparsi: «Sicuramente non tecnico. Per l’aspetto tecnico c’è già Galliani che ha sempre operato bene. Io dovrò essere il traduttore della cultura sportiva del Milan nel mondo. La maglia rossonera ha un linguaggio che unisce ogni angolo del globo. Questo darà uno sviluppo enorme al club, e non solo in Oriente, nel marketing e nel merchandising».
Infine Dana ha parlato di Bee Taechaubol: «È nato in Thailandia ma culturalmente è cinese. Perché da quel grande Paese vengono le sue precedenti quattro generazioni. Ha gentilezza di modi e grande intelligenza unita a una determinazione spietata. L’ho visto muoversi con disinvoltura nei palazzi del potere cinese. Gli spiegai che in Fininvest conta un uomo solo. Lui ha studiato Berlusconi ed è riuscito a guadagnarne la sua fiducia. E quando altri davano per saltato l’affare ha lavorato in silenzio, raggiungendo l’obiettivo».
Redazione MilaLive.it