L’analisi del match – Filippo Inzaghi aveva pronosticato dieci finali da Palermo fino alla fine del campionato. E la prima è andata, con fortuna e rischi, ma con quell’atteggiamento proprio da chi deve vincere per aggrapparsi a qualcosa di importante, ad una credibilità che in caso contrario sarebbe potuta sparire completamente. Il Milan sbanca il ‘Barbera’ grazie ad una prova coraggiosa, un approccio offensivo ma anche tanta buona sorte.
La Gazzetta dello Sport analizza un primo tempo non troppo convincente dei rossoneri, schierati con Menez-Destro-Cerci come tridente e con Bonaventura a supporto. Ma il Palermo non si lascia intimorire e se non fosse stato per la dormita di Vazquez sarebbe facilmente passato in vantaggio, ma l’italo-argentino cestina l’occasione clamorosamente. Ed in una delle rare ripartenze corali, su cross di Van Ginkel si tuffa Cerci che sfrutta l’errore di Sorrentino in uscita e porta in vantaggio i rossoneri, nonostante una prova fino a quel momento sottotono. Destro è nervoso e non fa salire la squadra, Menez troppo solitario ed indisponente, ma Inzaghi punta su di lui.
Esulterà infatti come un bambino nel finale, quando il francese insaccherà in contropiede il gol del 2-1 dopo il meritato pari di Dybala su rigore. I motivi della vittoria palermitana sono dunque questi: una squadra che ha avuto voglia di vincere e di giocarsela fino in fondo ma ancora imperfetta nella tenuta in campo. Eppure la ruota sembra aver girato dalle parti rossonere. Sognare l’Europa è ancora utopia, ma con le nove finali ora a disposizione si può davvero sperare in qualcosa di migliore.
Redazione MilanLive.it